“Non ho scommesso sul calcio, anche se su altri sport e su piattaforme per lo più illegali sì”. Le ammissioni di Nicolò Zaniolo nell’interrogatorio davanti ai pubblici ministeri di Torino, titolari dell’inchiesta sulle puntate dei calciatori, non sono arrivate fino al punto di autoaccusarsi agli occhi della giustizia sportiva. Si tratta comunque di una conferma a quanto era già stato reso noto su e da Nicolò Fagioli e Sandro Tonali.
Zaniolo ammette: “Ho scommesso, ma non sul calcio”
Pomeriggio in Procura della Repubblica nel capoluogo piemontese per l’ex romanista, ascoltato dalla pm Manuela Pedrotta e dagli investigatori della squadra mobile. Il reato contestato è “esercizio abusivo di attività di gioco e scommessa”. L’attuale fantasista dell’Aston Villa, assistito dagli avvocati Antonio Conte e Gianluca Tognozzi, ha associato a black jack e poker le transazioni contestatagli sui portali specializzati.
Zaniolo intoccabile dalla giustizia sportiva
La mancata certezza, perché di prove a quanto pare non ce ne sarebbero, del legame tra scommesse clandestine e calcio sta di fatto e di diritto garantendo a Zaniolo di non poter essere toccato dalla Procura Federale FIGC. La giustizia sportiva, insomma. Fagioli (7 mesi di sospensione) ha escluso di aver scommesso sulla Juventus, Tonali (10) invece a sua detta l’ha fatto anche sul Brescia e Milan. Secondo i suoi legali il mancino massese ha chiarito la propria posizione senza che siano mai emersi anche soltanto indizi circa l’ipotesi di scommesse su partite di calcio. “Niente minacce e intimidazioni”, per soprammercato. Interrogatorio subito secretato: le domande avrebbero riguardato il contenuto di tablet e smartphone sequestrati a Coverciano quindici giorni fa dalla Polizia di Stato nel ritiro della nazionale italiana.
Ma va a caga