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La C di coppa (una qualunque) nell’alfabeto atalantino dei buoni propositi per il 2024

Tra obiettivi e oggetti misteriosi, tra fuoriclasse solo in potenza e realtà in continua evoluzione, ecco come si prospetta il 2024 nerazzurro

All’alba del 2024, altro giro e altra corsa, stavolta nei buoni propositi le coppe si declinano al plurale. Perché la lista del 2023 alla voce E, come Europa, è stata puntualmente esaudita tornandoci dopo un periodo sabbatico che dev’essere sembrato interminabile anche ai protagonisti in campo. Nel bel mezzo dell’ottava stagione del ciclo gasperiniano che sembra non finire mai, l’alfabeto atalantino per l’anno nuovo. Che sia di buon un auspicio.

A come Antonio – Ovvero Percassi, il Presidentissimo. Da qualche tempo il ginocchio gli sta dando qualche tribolazione di troppo. Ciò non gli ha impedito di accogliere noi della stampa come un fratello (per i più anzianotti) o un padre (per i più sbarbatelli) al brindisi di Natale, ribadendo i suoi punti fermi di sempre. E raccomandandoci di fare i bravi, as usual, ché la posizione in classifica della sua Atalanta è zavorrata dalle bue dell’infermeria, quindi non dobbiamo essere troppo severi. Ha ragione lui.

B come BeratDjimsiti, quatto quatto, calandosi l’elmetto, finora ha riempito il buco alla voce perno in una squadra scornata in estate dal gran rifiuto del torinista Buongiorno. Da marcatore d’istinto gli è toccato riciclarsi in regista del picchetto di guardia, ma alla fin fine si tratta sempre di stare alle calcagna della prima punta nemica. Quant’è bravo ‘sto ragazzo di trent’anni che va per i trentuno: da ex prestito di ritorno dalle stagioni avellinesi e beneventane è riuscito a diventare qualcosa di più d’un idolo. Risolvendola con lo Sturm Graz come aveva fatto imbracciando la doppietta contro l’Olympiakos. Un mito.

C come Coppe – L’anno scorso era al singolare, c’era solo la Coccarda. Vale lo stesso principio del 2023: bisogna trovare in fretta una sorella alla Coppa Italia domenghiniana del 2 giugno 1963. La polvere in bacheca non è una compagnia gradita. Fuori confine è un’impresa, ma dopo aver dominato il girone sovvertendo i pronostici, perché mettere le sponde ai sogni come alla Morla e alla Tremana?

D come De Ketelaere – Vabbè, sarebbe la preposizione del cognome e non il cognome in sé. Ma se abbiamo leggermente barato, è perché dal ragazzone fiammingo dolce e di classe come la cioccolateria fine delle sue Fiandre ci aspettiamo che accenda la luce e se stesso più di quanto non gli sia riuscito, a intermittenza, in rare occasioni. Ha le potenzialità per spaccare le partite e il mondo. Chi o che cosa potrebbe mai impedirglielo?

E come Europa League – Arrivare in fondo sarà complicato, ma intanto gli ottavi ci sono, per di più col record societario di punti in un girone eliminatorio e perfino con un turno di anticipo. S’è rinnovato l’eterno duello con lo Sporting Lisbona, il primissimo avversario di coppe nel Sessantatré, ora costretto ai playoff e ai tempi (35 anni fa) buttato fuori da Aldo Gol Cantarutti ai quarti di finale di Coppa delle Coppe.

F come Fiorentina – Parrebbe la nuova arcinemica, quella che due anni fa aveva scavalcato l’Atalanta tenendola fuori dall’Europa e, dopo la parentesi del 2022-2023, adesso è tornata davanti in classifica. Delle schermaglie dialettiche Commisso-Gasperini inutile parlare, sono comunque il sale del calcio. Ma il controsorpasso è e deve continuare a essere un must: i viola in Champions e noialtri in EL? Non esiste. Il metro delle ambizioni e della voglia di stupire sono l’ex Jack Bonaventura e compagnia.

G come GiovaniBonfanti all’esordio in campionato e con gol in Europa League, Del Lungo altro titolare a sorpresa nella passeggiata di Sosnowiec contro il Rakow Czestochowa, serata da battesimo del fuoco europeo per De Nipoti e Cisse e assoluto per Palestra e Mendicino. Il segnale l’ha suonato l’uomo in panchina: vanno bene le milionate al mercato, ma a volte basta guardare l’orizzonte ed ecco Zingonia coi suoi gioielli.

H come Hien – Il buon Isak arriva in punta di piedi, col suo gioco d’anticipo e di chiusura, direttamente dal girone infernale di Verona. La toppa centrale di ruolo è lui, un altro che le sparate al tavolo delle trattative avevano impedito di entrare dalla prima finestra stagionale. In bocca al lupo.

I come Ilicic – Salutato dai tifosi sulla strada per Graz, con la sua presenza al Christmas Match ha dimostrato quanto sia profondo il legame con Bergamo, l’Atalanta, la piazza, l’ambiente, i tifosi, tutto. Impossibile negare che ritornerà. In quale veste, ancora non si sa.

L come Luca – Percassi Jr., l’amministratore delegato, a questo giro ha optato in maniera evidente per una campagna di comunicazione ad ampio raggio. La Famiglia ha in mano la gestione sportiva e vuole mettere i puntini sulle I. Ergo, interviste come mai in precedenza, da Radio Tv della Lega Serie A a Sportitalia, per raccontare a tutti che cos’è l’Atalanta e quale ne è il senso, il significato profondo. Senza proclami, ma ribadendo che tra la Dea e Gasperini la fortuna è stata ed è reciproca, si dimostra una volta di più un gestore oculato e un primus inter pares in sede di calciomercato coordinando il duo Congerton-D’Amico.

M come MurielLucho è uno che quando sente l’odore del sangue colpisce l’attrezzo di cuoio per sbranare gli avversari dall’alto di una tecnica nelle finalizzazioni quasi senza pari. Quasi, perché a fronte dei colpi di tacco e delle bordate di collo esterno sotto l’incrocio gli capita talvolta di svirgolare o ciondolare per il campo. In scadenza di contratto, dà sempre l’impressione di poter spaccare il mondo se solo lo volesse. In assenza di Lookman dovrà aumentare la media.

N come Ndary – Il primo nome di Adopo: Michel è il secondo. Dall’assist a Zortea per chiudere i conti in casa del Sassuolo è passata parecchia acqua sotto i ponti, ma il francesone d’ebano non ha ancora trovato la sua dimensione. Eppure da lui qualcosina lo si aspettava, visto che è stato l’unico innesto estivo ad avere l’onore della presentazione ufficiale alla stampa. Ora che è arrivato Hien e De Roon tornerà stabilmente in mediana, ciao. Non gli resta che la Coppa Italia. Oppure, se ha pazienza, il ruolo di eterno backup del paio di mostri sacri che gli precludono la gloria e il minutaggio.

O come Obiettivi – L’uomo in panchina o glissa sull’argomento o ci scherza su coi giornalisti, tra un’iperbole e l’altra: “Facciamo che sia la Champions. Se andiamo in Europa League, la stagione è buona, altrimenti è negativa”, l’ipse dixit a Bologna dopo una sconfitta mal digerita. Bisogna porsene ed averne nel mirino, altrimenti che si gioca a fare?

P come Plusvalenze – Il paisà di Brooklyn con sede e interessi a Boston ci mette i soldi senza fare il padrone, e la faccia quanto basta, essendo molto impegnato

Q come Quota Cento – Un miraggio che appartiene al passato, si direbbe. Di quella trazione anteriore favolosa con Gomez, Ilicic e Zapata, oltre al jolly Pasalic, è rimasto solo Muriel. E il quoziente reti ne risente. Lookman e Scamacca, i più prolifici, non sono nemmeno in doppia cifra. Basteranno allo scopo, magari nella prossima stagione, il recupero di El Bilal e la crescita di CDK?

R come Ruggeri – Alzi la mano chiunque ne ipotizzasse senza fallo, durante la preparazione, il posto fisso a sinistra. Eppure allo zognese tocca la particina molto scomoda dell’eterno sottovalutato. Perché non gli manca niente per essere un laterale superbo: piede ciclonico, cross, inserimenti e anche tagli, vedi guizzo per portarla avanti a Lisbona. Un gol emotivamente valso mezza qualificazione. Se solo gli riuscisse di fare più il Gosens e meno il terzino da freno a mano tirato qua e là, sai come ci divertiamo?

S come Curva Sud – Sta venendo su che è una meraviglia. Una volta era il settore più popolare, quello che letteralmente costava meno: i Commandos erano nati lì. Sarà l’ultima tappa, insieme all’ipogeo per parcheggiare, alla coperture e alle americane per illuminare a giorno le serate magiche, del restyling di uno stadio che è lì dal novembre del 1927 e adesso pare un’astronave proiettata nell’iperspazio.

T come Touré – L’attaccante del mistero strappatosi a tre giorni da Ferragosto nell’amichevole cesenate con la Juve, l’investimento più costoso (31-32 totali) della storia del club. Visto, anzi adocchiato, in una manciata di test estivi e stop, giù il sipario. Dovrà fare la differenza subito dopo essere tornato pronto.

U come Umiltà – L’ingrediente fondamentale per non appesantirsi troppo in cucina. Perché vanno bene le sbornie da calciomercato più vantaggioso (75+10 di Hojlund) e oneroso (la banda dei 30 milioni) di sempre, ma guai a dimenticarsi cosa si è da dove si viene.

V come Vivaio – Lo sbocco della Seconda Squadra, da cui è stato promosso Giovanni Bonfanti, uno che dopo l’Under 18 s’era fatto la Primavera alla Samp e la C a Pontedera, serve a evitare la diaspora di prodotti fatti in casa.

Z come Zingonia – L’epicentro e la sede di tutto il mondo nerazzurro, anche se la Primavera ha traslocato ad Alzano per le partite casalinghe e l’Under 23 allieta pomeriggi e serate a quelli di Caravaggio. Gian Piero Gasperini ne ha fatto un fortino, nel senso che gli occhi indiscreti rimangono fuori. Ma quando si entra, si respira voglia di grandeur cucinata in salsa casereccia. Strutture all’avanguardia e risorse umane coi piedi per terra: il segreto del successo.

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3 mesi fa

Vincere…imperativo categorico!

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3 mesi fa

Pota

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3 mesi fa

Bè…… facciamo la coppa di serie C 🙄 anche se sarà dura.

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3 mesi fa

Il mio più grande piacere sarà di poter entrare con il mio 57mo abbonamento portando mio nipote di 2 anni nel nuovo stadio finito. Sempre forza Magica DEA 🖤 💙

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3 mesi fa

E come Europa League ovviamente.
Dài raga andiamo a vincere la coppa e chi se ne frega del campionato, ma davvero, arriviamo anche dodicesimi ma con l’Europa League in bacheca

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3 mesi fa

💙🖤

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3 mesi fa

Bisogna prendere giocatori validi non al ribasso et capit tone le tasche le hai riempite per bene

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3 mesi fa

Pota. Cusa podem vens?

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3 mesi fa

Si spera, ma non sono fiducioso, !!!!!

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