“A Bergamo, la mia terra, si dice ‘Mola mia’… è il motto che mi accompagna e rappresenta da sempre. Cerco di insegnarlo ai miei compagni, anche se non so se capiscono il bergamasco”, racconta con un sorriso Giorgio Altare a GianlucaDiMarzio.com.
“Sono qui perché ci ho creduto. A Venezia si sta bene. L’obiettivo? La Serie A”, dice il difensore del Venezia in prestito dal Cagliari, nato a Bergamo il 9 agosto 1998.
“Ho iniziato nel mio paese, poi sono arrivato al Milan. Ho fatto tanti sacrifici per arrivare a quello che è Giorgio Altare adesso”. Uno il credo: “Il lavoro. Alla fine ripaga sempre”. “Al Milan ho passato bellissimi anni. Sono passato da tutte le categorie, ognuna ha riempito il mio bagaglio. In D devi avere carattere. La bravura non basta, anche perché io avevo meno qualità di altri”.
“Sognavo la Nazionale, ma non è mai arrivata la chiamata. Rispetto ad altri che ci andavano, sono riuscito a fare carriera. E comunque la maglia azzurra resta un mio obiettivo. Il più forte? Lautaro. Ma anche Pohjanpalo non scherza. Alle superiori facevo l’alberghiero. Era un’alternativa nel caso in cui non ce l’avessi fatta con il calcio. La montagna mi rilassa”.