10 giugno 1984, la Sambenedettese di là, il 10 sulle spalle, dalla linea di fondo entrando da sinistra alla bordata nell’angolo opposto: la apre lui, che non aveva mai segnato in nerazzurro e nemmeno nella stagione nella massima serie l’avrebbe più messa in 111 presenze (425 e 10 reti da pro in totale). In un triennio, da elemento di raccordo qual era, spesso col 7 perché la 10 dei campioni era ormai dell’ala Roberto Donadoni, non poteva ambire ai bottini. Nei compie 67 di cui un ventiduesimo di spessore speso nell’Atalanta l’anconetano di nascita e romano d’adozione Andrea Agostinelli, il festeggiato del 20 aprile, commentatore sportivo e allenatore a intermittenza, come quella del Benevento un anno e otto giorni fa al posto di Roberto Stellone, a sua volta sostituto del Pallone d’Oro Fabio Cannavaro.
AGOSTINELLI E LA A CON SONETTI. Solo un’annata al piano di sopra in maglia Dea per il figlio dell’impiegato postale del capoluogo marchigiano, arrivato adolescente nella Capitale al seguito della famiglia, scoperto nelle leve calcistiche del San Lorenzo-Artiglio del maestro Fausto Morrone e quindi arruolato nelle giovanili della Lazio. Chiamato “Cecco” o il “Piccolo Re Cecconi” perché biondo, ragionatore e di corsa alacre, con l’originale morto tragicamente quando lui era nell’anno dei venti ed era in ritiro con l’Under 21 azzurra. Quel famoso giorno citato in premessa, il 4-2 all’ultima giornata cadetta con Nedo Sonetti in panchina, il rientro nella massima serie dopo un quinquennio, a segno anche Faccini, Fattori e Attrice nel primo tempo in attesa della doppietta, sinistro su punizione di Magrin e capocciata su cross di Magnocavallo, del capocannoniere (15) Marco Pacione. Quella sagoma dorata della A portata dai giocatori in giro per il campo nasce dalla gavetta in C1 col Modena, insieme al rude marcatore Maurizio Codogno, portato a Bergamo con lui in cambio di soldi, Tavarilli, Osellame e De Bernardi, quest’ultimo tra i grandi protagonisti del ritorno in B con Ottavio Bianchi. Ma anche dalla Capitale tinta di biancoceleste, dove fu il bergamasco e atalantino Giulio Corsini a farlo esordire prima di Tommaso Maestrelli.
AGOSTINELLI, LA A E IL RESTO. Dopo aver proseguito la carriera tra Avellino, Lecce, Genoa e Lodigiani, chiudendo a quota 35, vista l’eleganza dei modi, uguale a quella sul campo, e la cultura (Scienze Politiche), colui che ben prima della Mitropa in maglia atalantina aveva alle spalle 5 partite di Coppa Uefa ha optato per dividersi tra l’area tecnica e il microfono. Nel 2009 Premium Calcio, dieci anni dopo Rai per l’Europeo Under-21 e la Coppa Italia, qualche collaborazione con mass media laziali, la serie B per la tv pubblica, Euro 2020 con un anno di ritardo per la pandemia a ruota della responsabilità effimera dell’area tecnica del Livorno e ancora Mediaset. In carriera, anche Napoli e Pistoiese, più la Nazionale Miliitare (6 presenze) e l’Under 21 (12). In panca, vice della Lodigiani, Latina, Astrea, Mantova, Pistoiese, Ternana, Piacenza, Napoli, Crotone, Triestina, Salernitana, Portogruaro-Summaga perdendoci due volte con l’Atalanta in B (2010-2011), Varese, Partizani Tirana, Skënderbeu, Motema Pembe e Gudja Utd. Tanti auguri, la maglia sudata è per sempre, insieme a quel gol e a quel giro di campo.