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La Chilena e il mancino scarico: auguri a Pinilla e Rigoni

pinilla

Destini opposti nella Bergamo del pallone per i due festeggiati del 4 febbraio: Pinilla e l’impronta della rovesciata, Rigoni la delusione

L’ex e il funambolo senza ruolo con un grande futuro alle spalle. Una prima punta fortissima in acrobazia, da 13 gol in 39 presenze di cui una cinquina piena segnati con la Chilena, la famosa rovesciata a testa in giù un po’ alla Riccardo Zampagna, e un fantasista offensivo appartenente al genericume del calcio svincolato da ogni tattica, capace di timbrare un solo tris. Non potrebbero essere più diversi i festeggiati di oggi, venerdì 4 febbraio, quel Mauricio Pinilla Ferrera eroe da gennaio (2015) a gennaio (2017) salvo essere ripudiato da Gian Piero Gasperini che l’aveva avuto al Genoa ed Emiliano Rigoni, oriundo anche lui, ma argentino, lasciato tornare dalla finestra invernale del 2019 allo Zenit San Pietroburgo che ha deciso infine di cederlo al San Paolo in Brasile dopo due ulteriori prestiti da mani nei capelli alla Sampdoria e all’Elche nella Liga. I due compiono rispettivamente 38 e 29 anni.

PINILLA E LA CHILENA. 330 partite e 111 gol da professionista per l’incostante ma completissimo Pinilla, nonni materni genovesi di Lumarzo, calzettoni tagliati sui polpacci e bicicletta integrale sempre o quasi dal picco di elevazione stile Fosbury. Dal dischetto, dopo le prodezze specialmente sotto Stefano Colantuono, da ex al Cagliari, ed Edy Reja, l’ultima gioia personale targata Gasp, il matchball per il 2-1 casalingo all’Inter. Ha smesso di giocare nel 2020, dopo 28 match conditi da un settebello in porta con la maglia del Coquimbo Unido. Ovvero la quindicesima casacca dalla natìa Universidad de Chile, per il nativo di San Bernardo (nella regione metropolitana della capitale Santiago) che quando aveva la luna erano guai: 6 espulsioni italiane, di cui un paio coi colori orobici, col Torino e col Sassuolo. Proprio una delle sfide con la sua rovesciata protagonista: Cagliari, Toro, Cesena e Milan le altre vittime. Rappresentato da Ivan Zamorano, nel 2003 finisce all’Inter e quindi in prestito al Chievo prima del tour infinito tra Celta Vigo, Sporting Lisbona, Racing Santander, Heart of Midlothian, Vasco da Gama, Apollon Limassol, Grosseto, Palermo, Cagliari, Genoa, appunto Atalanta e quindi il rientro in patria dapprima nella sua alma mater.

RIGONI, IL MANCINO CHE NON PIACEVA AL GASP. Figlio del secondo colpo a sensazione di un’estate dagli arrivi ritardati, insieme a Mario Pasalic, dopo le denunce a microfono aperto del profeta di Grugliasco in tema di “mercato triste” lassù in ritiro a Rovetta, Rigoni, da Colonia Caroya in provincia di Cordoba, radici venete e friulane, preso per fungere da vice Ilicic non se ne dimostrò all’altezza proprio per la difficile collocazione nello scacchiere. Non era un tuttocampista alla Papu Gomez in grado di suggerire e pressare il portatore di palla nemico, né una seconda punta, né un’ala in senso stretto. Solo lampi sotto porta, leggi doppietta alla Roma e acuto del 2-2 al fotofinish col Milan, insufficienti a valergli la conferma. Risultato? Risoluzione del prestito per il Rayo, 6 volte titolare, di cui 4 (Roma, Cagliari, Spal e Torino) prima del rientro a tempo pieno di Josip, fermato ai tempi da una brutta infezione batterica, e poi solo spiccioli tra una panchina (4 senza alzarsi) e l’altra: di nuovo titolare con Napoli e Udinese per la squalifica dello sloveno (rosso a Empoli), un anticipo dell’oblio. Due gioie personali in nerazzurro su tre, fra l’altro, col destro, il piede sbagliato. Esordi nel Belgrano, Emi ha giocato nell’Independiente prima di assaggiare l’Europa cominciando dalla fredda Russia. Adesso, la chance in un pallone meno complicato e sempre spensieratissimo. Tanti auguri.

rigoni
ROMA-ATALANTA 27-08-2108 ESULTANZA DI EMILIANO RIGONI. SILPRESS
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