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Il Gasp e il mercato-baraccone

Gomez

Le parole nel post Leicester del tecnico atalantino sono state riprese da tutti i media. Le verità sul mercato italiano… e nerazzurro

Il mercato vero che si chiude ad agosto, quando cominciano le ostilità a pelo d’erba, e il mercato-baraccone fatto di chiacchiere e moine senza venire al dunque. Il confronto tra il calcio inglese e italiano (operazioni da chiudersi entro il 2 settembre, dopo due giornate di campionato) in tema è firmato Gian Piero Gasperini. Solo parole a caldo, dettate magari dall’ansia per il completamento della rosa della sua Atalanta, attesa da sfide mai viste prima a queste latitudini, oppure c’è del vero nell’intervista delle polemiche rilasciata a tarda sera il 2 agosto scorso a Gazzetta dello Sport, L’Eco di Bergamo e Tuttosport (in rigoroso ordine alfabetico)?

4 o 6? Prima, visto il target fatalmente territoriale della nostra audience, la questione di campanile. Quella tutta nerazzurra. Chi ha trascritto sbobinando gli audio e chi li ha diffusi per giustificarsi: i giudizi si sprecano, ma non spettano a chi non c’era. Il tecnico atalantino non ha reclamato 4, 5 o 6 innesti di mercato. Ha suggerito, per assurdo, che una squadra abituata a prendere 10 giocatori ogni estate dovrebbe procurarsene altri 4-5 se la posta in palio è la Champions League. Poi ha parlato della coppia di nuovi, presi rispettivamente a giugno e luglio. Ovvero delle attuali attitudini da trequartista di Ruslan Malinovksyi, che del mediano non ha per adesso l’abitudine alla resistenza atletica dei compagni di reparto, e della forma di Luis Muriel per fargli giocare 90 minuti.

IL MERCATO DELLA DEA. Nelle interviste precedenti, rilasciate a ruota libera anche davanti alle tv, il Gasp aveva messo paletti indiscutibili: servono un difensore forte e un attaccante forte per reggere l’urto della regina delle coppe. Un erede di Gianluca Mancini e la controfigura di Josip Ilicic. Nelle conversazioni a tavola coi giornalisti, che nessuno si sognerebbe mai di riportare per dovere di correttezza, il mister fa spesso nomi a titolo esemplificativo, sottolineando che se il profilo richiesto gioca già in Italia, col piffero che le concorrenti te lo mollano. Nel pezzo pubblicato seppur in versioni differenti dai tre quotidiani di cui sopra, invece, fa riferimento pur senza citarle alle stesse richieste che la società vedrà di accontentare. Già visto e già sentito.

IL MERCATO: DA TRISTE A BARACCONE. Il baraccone della chiacchiera senza concludere, al contrario, è una rappresentazione in chiave ironica del calcio tricolore in generale. Siamo un mercato secondario, inutile coprire l’evidenza con la foglia di fico del politicamente corretto. Una critica a uso interno non c’è mai stata né s’è mai udita nell’etere, quest’estate, bene al riparo dal famigerato “mercato triste” della vigilia del Ferragosto 2018, quando ancora non era arrivato Emiliano Rigoni e di nuovissimi c’erano comunque già Duvan Zapata e Mario Pasalic.

IL MERCATO DEGLI ALTRI. La prova delle affermazioni del Gasp? La giornaliera pagina del calcio da tavolino, con l’Inter che ci sta mettendo dei mesi per chiudere Romelu Lukaku e forse la Juve glielo soffia mettendo Paulo Dybala sul piatto. Cinema, appunto. Come ha detto lui, senza veli d’ipocrisia a serrargli le labbra. Perché i bianconeri sono i soli, da noi, a poter fare mercato a certe condizioni, avendo credibilità e budget per trattare. Ma Cristiano Ronaldo l’hanno preso a 33 primavere, mica prima. Mediate, gente, meditate. E se poi i cieli di Bergamo accogliessero Sergi Gomez e Suso Fernandez, allora ad aderire al modello inglese sarebbe l’Atalanta. Soltanto sogni?

 

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