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Nerazzurri in prestito – La D in chiaroscuro e i cambi di casacca

Chi già giocava poco di suo, chi trova l’abbinamento con altri colori sociali rinviando lo stesso alle occasioni migliori l’appuntamento con un impiego fisso. Se alle soglie di una carriera sicura o nel limbo da cui emergere per conquistarsela, nonostante il blasone della scuola e del cartellino, ne giocano due su cinque, forse il sistema che regola la scalata dei gradini del pallone post svezzamento della casa madre necessita di una qualche revisione. In attesa della ripresa dei campionati professionistici, che a questo giro di corsa sono rimasti ai box dopo il tour de force durante le festività a cavallo dei due anni, nello scorso weekend il palcoscenico se lo sono preso i dilettanti. Anche se a molti torna comoda la dicitura-formula “semipro” a riguardo della serie D, ferma solo a Natale e San Silvestro, la categoria più bassa – giunta alla seconda di ritorno – a ospitare gli atalantini usciti dal vivaio o comunque tesserati e per ora ridotti al pane duro della gavetta guardando a nasino all’insù il mondo dorato dei contratti blindati.

Capita pure che chi sta rivedendo proprio ora la luce dopo interminabili traversie fisiche sia costretto a navigare nei bassifondi. È il caso di Luca Stroppa, terzino classe ’98 ufficialmente a disposizione del Dro Alto Garda da dicembre: per lui si tratta di un ritorno laddove nel gennaio di un anno fa aveva fatto crack al crociato sinistro, senza poi trovare spazio alla Pergolettese (solo una panchina contro la Pro Patria in casa, 19 novembre, quindicesimo turno) nella prima metà della stagione corrente. Alla quarta presenza di fila da titolare fisso, domenica tra le mura amiche, ecco il primo ko del mastino, dopo il successo col Trento e i pari di Levico e Ciliverghe, al cospetto del Darfo (44) neo capolista di Ivan Del Prato che chiude il set a zero, complice uno scatenato Cristian Spampatti, nerazzurrissimo e zingoniano fino alla maggiore età. Doppiette per il seriano (21′ di piede ricevendo da Muchetti, 29′ di testa su angolo di Vaglio) e per il capitano Zanardini (incornata al 26′ su cross di Filippi deviata proprio dallo stinco del ragazzo di Urago d’Oglio, il paese di un certo Alex Pinardi, destro innescato da Vaglio al 36′), che affondano tipo lama nel burro anche per l’assenza del minimo abbozzo di diagonali del nostro – uscito a favore dell’esterno mancino Genci Kumrija (61′) -; arrotondano Lebran (62′) e Galelli (93′).

Sarà una magra consolazione, ma pur con una classifica deficitaria (penultima piazza a 14, davanti al derelitto Calcio Romanese che ne ha solo 10) se non altro lui gioca, a differenza di un assortito trio che il campo l’altro ieri l’ha scorto col telescopio spaziale. Lorenzo Pizzamiglio – che al Centro Sportivo Bortolotti conoscono in pochi, anzi diciamo chi si occupa di trasferimenti e non di lavoro sul campo – come al solito ha fatto da terzo al titolare Elia Poffa e al suo cambio Jack West Astuti, rischiando seriamente di concludere a quota zero, dopo il parcheggio alla FeralpiSalò nel 2016-2017, anche quello ai basso-bresciani del Ciliverghe Mazzano. A meno 7 dalla zona playoff (ottavo a 29), ma vittorioso per 2-1 nella tana del Pontisola di Ferreira Pinto, fermato dal palo al 27′ su penalty concesso per mani di Daeder: al 46′ Remuzzi porta avanti i Blues, rimonta con De Angelis su rigore autoprocurato al 63′ – fallo del doppiogiallista Mosca, poi seguito dal compagno Pellegrinelli – e Trajkovic al 90′ servito proprio dal centravanti.

Se il guardiano dei pali ha all’attivo solo cinque panchine (Ciserano, Scanzorosciate, Bustese, Levico e Darfo in Coppa Italia), ad assaggiare il sedile con la nuova maglia del Caravaggio (26 e area salvezza tranquilla, 3-0 interno al Trento: 32′ Lella, 53′ Crotti, 92′ Redaelli di testa su corner di Baldrighi, altro ex canterano) sono stati in due. Giorgio Pagliari, centrocampista marchigiano figlio (di Giovanni, ex Perugia) e nipote d’arte (di Dino, ex Fiorentina, e di Silvio, procuratore tra gli altri di Marilungo, Latte, Valzania, Gabbiadini, Antenucci e Peluso) ceduto dalla Primavera della Dea, impiegato però la settimana prima nel ko a Crema (2-1) con la Pergolettese, e l’ala-esterno offensivo Luca Tomas, il ’99 di Capriate San Gervasio che al “Voltini” aveva assommato 26 minuti più recupero (ammonito) da ex Cremino (14 e 2 reti più 1 assist in campionato, 4 e 2 in coppa) in aria di derby anti-Cannibali.

Sulla sponda nerobianca – Maurizio Lucchetti in sella dal 12 dicembre al posto di Sergio Porrini – della cittadina del basso Serio, invece, c’è ancora il terzino sinistro Tommaso Ogliari, suo coetaneo che non disdegna di giocare alto, positivo in chiusura e anche propositivo nella vittoria all’inglese dei suoi – appaiati ai caravaggini – sul Lecco (35′ Testardi, 67′ Porcino; al 53′ Draghetti si fa parare da Marenco il tiro dagli 11 metri guadagnato per il contatto con Stankevicius). Il cremasco d.o.c. è tra gli scampati alla tendenza a cambiare casacca rientrando con un altro abito su misura dalla finestra del calciomercato di riparazione. A differenza, fin qui, dei due sullodati, di Vidovsek concesso dall’Under 19 agli omologhi del Pescara, di Cabezas (da Panathinaikos all’Avellino), di Emmanuello (ex Perugia) e Suagher (ex Avellino) al Cesena, di Cason (ex Carrarrese) al Catanzaro e di Miori (ex Fano) alla Triestina cui oggi si aggiunge Monachello, destinato a lasciare il Palermo capolista per il pericolante Ascoli.

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