Il rapporto tra l’Atalanta, Bergamo ed Emiliano Mondonico è stato coma una reciproca e incessante donazione di organi. Uno scambio d’emozioni senza fine e senza orizzonte, perché quando non ce n’erano se ne aprivano in tal misura da spalancare porte e finestra alla fantasia e ai sogni: in semifinale di Coppa delle Coppe col famoso Malines (K.V. Mechelen) con la squadra in risalita dalla serie B, due qualificazioni consecutive alla Coppa Uefa una volta tornati in A.
Mondonico e il suo pubblico: il tributo di mercoledì sera
Il Mondo, ricordato mercoledì sera insieme a un’altra grande figura della storia nerazzurra, la levatrice dei giovani talenti Mino Favini, era qualcosa di più d’un allenatore. Altrimenti non avrebbe portato una squadra da salvezza tranquilla fino alla finale di Coppa Italia nel 1996 proprio contro la Fiorentina, arcirivale della Dea nell’era gasperiniana ancora rosea e in corso, dopo essere tornato a Bergamo per riportare la squadra dove più le compete. Il tributo del pubblico al suo primo vero uomo di coppe, e ci scuserà Paolo Tabanelli che ha portato l’unica in bacheca nel 1963 aprendo per primo la strada verso l’Europa alla Regina delle Provinciali, non ha stupito proprio anima viva. Ciao Emiliano, anche chi scrive ti ricorda sempre, anche se non riusciva a darti del tu per doveroso rispetto.
È stato straordinario