Fisico e tecnica alla D’Alessandro, il papà calciatore, il grave infortunio e la rinascita con mister Brambilla: ministoria di un ragazzo del ’99 nerazzurro
Buon sangue non mente. Ma se il papà Firmino era il classico centravanti compatto dalla carriera su e giù per il Belpaese, 17 maglie dal natìo Napoli alla Sangiovannese passando per Como, Lecco, Avellino, Lumezzane, Novara e Spal, Salvatore Elia è un’ala D’Alessandro-style che a volte fatica a ritrovare il discorso col gol. E negli Esordienti, al battesimo del fuoco zingoniano, furono ben 84. Uno solo, invece, al Bologna, in casa, nel 3-1 del 16 dicembre scorso. Quanti assist, però, per il neo diciannovenne della Primavera dell’Atalanta: sei solo nell’ultima stagione con Massimo Brambilla, suo mentore anche nella trionfale cavalcata dello scudetto dell’Under 17 nel 2015-2016, quando ai 9 refill d’inchiostro per le firme d’autore dei compagni appaiò lo stesso numero di palloni in porta.
IL PULLMINO CON CONTI. Nato a Prato il 30 giugno 1999 ma cresciuto dall’età scolare a Valmadrera, in provincia di Lecco, per parecchi annetti il numero 7 dell’Under 19 nerazzurra ha condiviso il viaggio col pullmino verso Zingonia con un certo Andrea Conti, lecchese di città. Quello passato, che potrebbe essere l’ultimo (prestito in vista?), è stato il suo ottavo anno nel vivaio, dopo 4 anni nel paese di residenza e il transito dal capoluogo di provincia.
IL CRAC AL GINOCCHIO. La parabola di Salvatore ha conosciuto un quasi punto di non ritorno il 20 giugno 2014, durante le finali dei Giovanissimi Nazionali contro il Milan: un cambio di direzione e il ginocchio sinistro va fuori posto, crociato e due menischi rotti. Diagnosi secca, ma un esterno d’attacco di ripartenze solitamente la sa abbastanza lunga. Saltato l’anno degli Allievi B, l’aletta ha ripreso a correre. Ora la chance di uscire dal guscio staccando il cordone ombelicale, anche se l’anagrafe dice che avrebbe un’ulteriore stagione spendibile al piano di sotto. Tantissimi auguri.