L’ex ala destra svezzata dall’Atalanta e diventata grande nella Grande Inter di Herrera, autore di una tripletta in occasione della Coppa Italia in bacheca, rimarca le differenze col calcio di allora
“Il calcio di Gasperini valorizza le ali, o gli esterni come si dice oggi. Allora era diverso: si marcava a uomo, niente zona, niente pressing. Si faticava ma ci si divertiva”. Il paragone tra ieri e oggi è firmato Angelo Domenghini, che alla Gazzetta dello Sport ha parlato della finale di Coppa Italia vinta 3-1 dall’Atalanta sul Torino il 2 giugno 1963 grazie alla sua tripletta.
TRIPLETTA. “Non eravamo favoriti, ma feci tre gol, il primo di testa, il secondo dribblando anche il portiere Lido Vieri, il terzo togliendolo a Luciano Magistrelli. Poi a partita chiusa il gol di Ferrini – ricorda il Domingo, poi un big della Grande Inter di Herrera -. L’allenatore Paolo Tabanelli parlava poco ma era bravo, mise Veneri in marcatura su Peirò che era l’uomo chiave avversario”.
DEA FAVORITA. “Do ai nerazzurri il 100 per cento di chances. Non hanno già vinto all’Olimpico segnando tre gol? – chiude -. E poi ci saranno 25 mila bergamaschi, ne conosco diversi del mio paese, Lallio, che ci saranno. La gente impazzisce per la Dea”.