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Candeline per Picella e Bracaloni, due meteore per due decadi

75 anni per l’aquilano, che ballò una sola stagione sotto Corsini, mezzo secolo per il carrarese lanciato da Mondonico ma poi lasciato andare

I festeggiati di oggi con l’Atalanta nel passato, Giuseppe Picella e Riccardo Bracaloni, rispettivamente 75 e 50 candeline, nel firmamento nerazzurro sono poco più che meteore. Il primo è figlio degli anni settanta, il secondo della fine degli ottanta. Uno si scottò con la retrocessione all’ultima giornata (autogol di Vianello col Vicenza) edizione 1972-1973 con Giulio Corsini allenatore. L’altro va annoverato come la classica promessa col grande futuro alle spalle, una scoperta molto effimera di Emiliano Mondonico, che più di proiettarlo in prima squadra dalle giovanili proprio non poté fare.

PICELLA, IL NIDO DELL’AQUILA. L’abruzzese del capoluogo Picella, centrocampista che fece da riserva a Ottavo Bianchi ma anche a un esterno mancino come Giovanni Pirola, assommò in quell’unica stagione bergamasca, proveniente dalla Reggiana, 14 presenze di cui 5 in Coppa Italia. Il 24 settembre del ’72, a Cagliari, il battesimo del fuoco nella massima serie a 27 anni suonati. L’Aquila, Venezia, Mestrina e appunto i granata le tappe pre Dea; Perugia e Pistoia (ritiro a quota 32) quelle dopo. A Reggio, Bruno Giorgi e Alberto Rizzati, futuri allenatore e giocatore atalantini, come compagni; in Umbria, per il primo storico approdo in A, Piero Frosio, Nello Malizia, Giancarlo Savoia e Sergio Pellizzaro, con l’ex tecnico delle giovanili bergamasche Ilario Castagner a dirigere. 6, 11, 7 e 10 le maglie indossate con la ninfa impressa in effigie: la chicca, si fa per dire, è l’assist ad Alberto Carelli nel 9-3 subìto dal Milan il 15 ottobre ’72 a San Siro.

ALPI APUANE. Bracaloni, recenti esperienze da tecnico al Pietrasanta e dall’estate scorsa alla Pontremolese, dopo San Marco Avenza e Aglianese, uno che il 10 ce l’aveva nel sottopelle e sulla schiena, è noto per aver dato il via all’epopea del Chievo, con la promozione dalla C1 nel 1994: Alberto Malesani in panchina e Rolando Maran in difesa. Nella Città dei Mille, solo 9 presenze in due stagioni, 1987-1988 (in B) e 1991-1992 (7, l’annata più congrua). L’esordio del primo maggio ’88, sotto la Maresana con l’Udinese dell’ex Nedo Sonetti, dal 77′ al posto di Costanzio Barcella, col senno di poi è stato il classico fuoco di paglia. Il 29 l’altro cambio, per Gian Mario Consonni, quindi la toccata e fuga nel massimo campionato quando ad allenare era Giorgi: lanciato nel 3-2 di Foggia (88′, per il doppiettista Carletto Perrone). Altri sei part time e si ricomincia dal basso: Chievo, Monza, Spezia, Fiorenzuola, Novara, Alessandria, Savona, Voghera, Villafranca e Pistoiesecalcio in Seconda Categoria, con le scarpe appese al chiodo a 42. All’attivo il Trofeo Dossena vinto nel 1987 contro il Real Madrid (segnando al Como in semifinale) con Giuseppe Cadè allenatore e, in rosa, Brivio (Pierluigi, il portiere), Compagno, Consonni e Del Prato. Auguri.

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