Il bergamasco doc ed oggi tecnico dello Shenzhen, squadra che allena in Cina, è tornato nella prima Nazione colpita dal Coronavirus e ha trovato un clima più disteso
Il tecnico Roberto Donadoni, che ha la mamma a Bergamo e la famiglia a Milano, ieri è atterrato a Hong Kong con i giocatori e lo staff dello Shenzen, la squadra cinese che allena, e per superare tutti i controlli ci ha messo oltre otto ore. Adesso sono stati messi tutti in quarantena a scopo precauzionale per quattordici giorni in un residence.
STARE IN CASA. Ecco la sua intervista al Corriere della Sera: “Certo che sono preoccupato per la situazione, è inevitabile. Ma bisogna fare ciò che ci consigliano, senza prendere iniziative di testa nostra. Nei Paesi in cui è emerso il primo focolaio hanno rispettato le regole e ora sembra che tutto sia in via di soluzione. Questo dovrebbe convincerci ancora di più che non si deve sgarrare. Ho conoscenti e amici che hanno perso familiari a causa del coronavirus. E anche a me è mancata una persona cara”.
CINA SERENA. “C’è grande attenzione nei confronti di coloro che vengono dai Paesi più colpiti e in fondo è giusto che sia così: hanno faticato tanto per cercare di risolvere il problema. Noi abbiamo trascorso un lungo periodo ad allenarci in Spagna, poi il 9 ci siamo trasferiti a Dubai. Saremmo dovuti rimanere lì fino al 22 ma abbiamo preferito anticipare i tempi, proprio perché sapevamo che ci avrebbero messi in quarantena e il campionato potrebbe cominciare. Da Hong Kong a Shenzen c’è una manciata di chilometri, quando siamo entrati in città con il pullman ho visto che la situazione è tornata alla normalità. Le strade sono vive, popolate di gente. Portano la mascherina, ma fa parte della loro cultura, la usavano anche prima che scoppiasse questa epidemia. Basta che uno abbia un po’ di raffreddore e la mette. Diciamo che se prima la indossavano tanti, ora ce l’hanno proprio tutti”.
Ma inculatevi
Ma che commento è?
Un po di educazione non guasterebbe