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Janich o Ianich, da nonno atalantino a nipote

Francesco Ianich porta il nome del nonno, atalantino per due anni in avvio di carriera… e Janich per i giornali. Gioca nel Cynthia Genzano. Franco fece grande il Bologna

Francesco Ianich, mio figlio, porta il nome del nonno, che ricordava sempre con piacere i suoi anni all’Atalanta. Francesco è un 2003, gioca nel Cynthia Genzano…”. Club già in serie C tra i Settanta e gli Ottanta, per intenderci. Un domani, chissà. A parlarci della dinastia calcistica di famiglia è papà Federico, figlio di Franco Janich, scomparso a Nemi il 2 dicembre scorso: “Per l’anagrafe il nostro cognome inizia per I, mio padre se lo cambiò mettendosi la J per motivi giornalistici”. Maledetto o benedetto quarto potere: la stampa ti cambia l’iniziale e tu, per entrare nella storia, ti adegui. Del resto anche Gigi Delneri, friulano e atalantino (decenni più tardi) come Janich/Ianich, cresciuto calcisticamente a Spilimbergo, per anni è rimasto Del Neri, staccato.

JANICH O IANICH, CON L’ATALANTA NEL CUORE. “Spero che mio figlio possa continuare sulle orme del nonno”, prosegue Federico. Un amarcord nerazzurro che affonda le radici nella speranza di un futuro da professionista per il nipote d’arte e, cronologicamente, a fine anni cinquanta. Dal 1956 al 1958, purtroppo con retrocessione incorporata per via di un fattaccio mai chiarito, il famigerato Caso Azzini (leggi QUI): 38 presenze in A, 6 più 32, per il centromediano d’origine Janich/Ianich, stazza e grande presenza, divenuto grande libero con Fulvio Bernardini prima alla Lazio (Coppa Italia 1958) e quindi al Bologna per il settimo e ultimo scudetto della serie dello “squadrone che tremare il mondo fa” nel 1964. Janich, nazionale sei volte, compresa la sfortunata spedizione ai mondiali inglesi del Sessantasei, a Bergamo giocò sotto Luigi Bonizzoni e Carlo Rigotti il primo anno), poi anche con Giuseppe “Picaia” Bonomi (la prima grande plusvalenza da giocatore: alla Roma nel 1938 per 120 mila lire) e l’austriaco Karl Adamek.

IANICH, NEL NOME DEL NONNO. “Papà mi parlava spesso dei bei momenti passati a Bergamo, soprattutto come scuola di vita”. Federico ci piazza tre faccine sorridenti. Erano i vent’anni di papà Franco, ritratto nelle foto gentilmente girateci direttamente dall’archivio di famiglia. Nemi, Genzano: ora il nome Ianich continua nei Castelli Romani. Nato a Udine il 26 marzo 1937, il capostipite Ianich divenuto Janich vi si riconosce rispettivamente in piedi, al centro, in una tavolata di giovani nerazzurri e all’estrema destra durante un allenamento al “Comunale”, con la Curva Nord ancora ridotta a un abbozzo sullo sfondo delle Trafilerie Mazzoleni tuttora attive. Gli altri? Terzo da sinistra, all’estrema destra della prima istantanea e primo in basso da sinistra, Gianni Zavaglio (capocannoniere ’58 con Marino Perani, che giocherà con Franco al Bologna: 6 a testa), lo stezzanese Arturo Gentili, un’ala ex centravanti dalla velocità pazzesca, e il terzino sinistro Franco “Gat de marmo” Nodari; col maglione bianco, Zaccaria Cometti, il portiere romanese recentemente arresosi al Coronavirus. Sotto, nella seconda, i robusti Carletto Annovazzi e Giovanni Cattozzo, mediano/mezzala e difensore con eredi bergamaschi impegnati nel settore dell’ottica; dietro, l’ala esule di Pola Ennio Lenuzza. “Il vero calcio”, sottolinea Federico. Che ringraziamo per le memorie. Ah, gli scherzi del destino: Francesco, il nipote d’arte di Franco, gioca negli Under 17 del Cynthia. Nella prima squadra, Eccellenza laziale, c’è un oriundo brasiliano che di nome fa Muriel (Menestrina Dorigatti). Solo un caso?

 

 

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Giulio
Giulio
4 anni fa

Ianich o Janich per me pari sono, a Bulàgna avàn avò la furtòuna d’avàir avò un Grand Oman, dài!

federico
federico
6 mesi fa
Reply to  Giulio

Grazie mille ☺️

Luigi
Luigi
4 anni fa

Nella foto di squadra riconosco Roncoli, Angeleri e Lenuzza i cui figli hanno giocato nell’Excelsior di Bergamo.

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