Michele Marconi spegne 31 candeline da bomber del Pisa neopromosso in serie B. Con l’Atalanta solo 2 acuti dal rimpianto dell’attacco
Prometteva bene e forse avrebbe meritato più chance, ma all’epoca in attacco i primattori erano altri e gli spazi troppo risicati. Michele Marconi soffia oggi, mercoledì 13 maggio, su 31 candeline da grande rimpianto. Per sé e per l’Atalanta, che sperava di farne un campione. Al Pisa, dopo averne contribuito al ritorno in B, fin qui in cadetteria (Coppa Italia compresa) ha scritto 11. Non male, per chi alla voce gol, da centravanti sgomitatore d’area con fisico e attitudini da centravanti, ne ha fatti 94 in una carriera da professionista da 338 match secchi. Indizio di quel che avrebbe potuto essere e non è (ancora) stato.
MARCONI, POCO SPAZIO IN ATTACCO. Il fatto è che il prodotto del settore giovanile, una sorta di semilavorato passato dalle fucine del natìo Follonica (molte fonti riportano Massa Marittima come luogo di nascita, ma Follonica è la sua città) e temprato dalla società satellite del Margine Coperta di Massa e Cozzile prima del suo arrivo a Zingonia quindicenne, si trovò chiuso tra i vari Riccardo Zampagna, Sergio Floccari, Cristiano Doni che pure giocava tra le linee e infine Bobo Vieri. Un biennio 2007-2009 al piano di sopra sostanziato da un solo acuto in campionato, il 18 maggio 2008, il bis al Genoa al 93′. Ultima giornata, unica soddisfazione del maremmano di razza in serie A. Il classe 1989 di successo della sua covata resta Giacomo Bonaventura. Esploso però con Stefano Colantuono in panchina: all’epoca di Marconi c’era Gigi Delneri.
MARCONI, DUE ACUTI E RIMPIANTO. 7 presenze e 1 gol in una stagione e mezza, con esordio il 20 aprile 2008 contro la Juventus, più 2 e 1 (al Modena) in Coppa Italia, quindi la cessione al Grosseto, prima tappa di una lunga teoria di prestiti proseguita con Lumezzane, Lecco, Pavia e Pergocrema. Fuori definitivamente dall’orbita nerazzurra dall’estate del 2011, da ceduto alla Spal, ecco l’annetto a Venezia e il quinquennio di Alessandria intervallato dall’esperienza leccese sempre in parcheggio. Ah, quasi lo dimenticavamo: Michele ci mise pure il gol dell’ex, in maglia Lume, nel trofeo della coccarda, 27 novembre 2009. Un presagio di sventura che il traghettatore Antonio Conte, erede sulla graticola di Angelo Gregucci, forse non tenne nel dovuto conto. E difatti gli subentrò Bortolo Mutti, senza salvare la squadra dal bagnetto fuori stagione nello Stige della retrocessione. Tanti auguri.
Auguri
Tantissimi auguri
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