Il centrocampista marocchino della Fiorentina, riaggregatosi al gruppo viola mercoledì, racconta della paura per il colpo di stato in Guinea

“Pensavo fossero fuochi d’artificio, ma è spaventoso quando ci sono spari, silenzio e altri spari”. Sofyan Amrabat ha parlato al De Telegraaf, quotidiano dei Paesi Bassi di cui ha la prima cittadinanza, della partita di domenica 5 del suo Marocco in Guinea rinviata per il colpo di stato con cui l’esercito, agli ordini del colonnello Mamady Doumboya, ha deposto il presidente Alpha Condé: “Se scegli di giocare per un Paese africano, non ti aspetti di finire in mezzo a un colpo di stato militare. Quando mi sono svegliato domenica mattina, Adel Taarabt del Benfica è venuto nella mia stanza e ho detto che dovevano essere fuochi d’artificio: accade spesso negli hotel dei giocatori la sera prima delle partite”, ha riferito il centrocampista della Fiorentina secondo quanto raccolto da Fiorentina.it.

FIORENTINA: AMRABAT E IL COLPO DI STATO. “Su internet abbiamo visto che era una cosa seria, sapevamo comunque che la partita non si sarebbe giocata ma dovevamo aspettare l’ufficialità. La mia famiglia era preoccupata, si chiedevano se stessimo bene. All’una e mezza avevamo la riunione per la partita. È molto spaventoso quando si sentono spari, poi silenzio e altri spari – le parole del mancato obiettivo di mercato dell’Atalanta, che si troverà di fronte fra tre giorni -. C’erano 45 minuti di macchina dall’aeroporto, dove il nostro aereo era ancora fermo. Ma i militari che avevano preso il potere hanno invitato tutti a rimanere in casa e la strada per l’aeroporto e l’aeroporto stesso sono stati chiusi. Il nostro re ha contattato i nuovi leader, dopo di che siamo stati ancora in grado di andare sull’aereo sotto supervisione militare”.