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La rivoluzione dell’Atalanta senza punte. Ma quanto può durare?

Cambiato il falso nove rispetto al secondo tempo dell’andata del barrage per gli ottavi di Europa League, i risultati si sono comunque visti tornando col trequartista unico

Piccola grande storia di un attacco che non avendo prime punte di ruolo, o meglio avendole confinate in infermeria, riesce a far senza, schierando tutto fuorché attaccanti almeno per la prima ora scarsa di gioco. Potere del barrage di ritorno in Europa League contro l’Olympiacos, che ha visto Gian Piero Gasperini alle prese con la rotazione a cinque dalla cintola in su priva di giocatori di posizione al netto del solo Jeremie Boga. Con la doppietta di giovedì sera Ruslan Malinovskyi ha cavato il classico ragno dal buco al suo allenatore sotto l’incrocio così come l’apripista Joakim Maehle l’aveva fatto nell’angolino. Nuovi equilibri in vista?

LA RIVOLUZIONE DELL’ATALANTA. Dopo aver ritrovato finalmente un pendolino che segni (Udinese e Venezia in Coppa Italia le vittime precedenti), dopo la cessione dolorosa all’Inter del lungodegente Robin Gosens, figurina da doppia cifra staccata dall’album e da incollare sull’altare delle solite plusvalenze, i nerazzurri devono fare di necessità virtù per fronteggiare l’indisponibilità del centravanti di fisico Duvan Zapata e quello d’istinto Luis Muriel. Stavolta, per cercare di dimenticarne le cifre e le vette, 12 gol il primo, la metà il secondo (sotto media pesantemente), il mago di Grugliasco s’è reinventato l’ucraino falso nove facendolo soffrire un tempo e rotti ad arretrare per prendersi palla per poterla smistare riallargando Matteo Pessina e Mario Pasalic. Che pur non brillanti se non altro hanno tenuto occupati i braccetti dei greci, i discreti Manolas e Cissé. Poi, ecco la mossa brillante entro il sessantesimo: Teun Koopmeiners trequartista unico e coppia avanzata tra il Colonnello e l’innesto di gennaio. Il turnover in corso d’opera, dentro la singola partita, per ridisegnare

L’ATTACCO SENZA PUNTE. Gran mangiapalloni il tulipano numero tre della serie, contropiedista mai fermo l’ivoriano ex Sassuolo, valsi due colpetti d’acceleratore per le altrettante fiammate dell’ucraino buone a chiudere la pratica senza troppi patemi d’animo. Puntare i due vertici dell’area con centrocampisti o jolly riciclati contando sulla loro fisicità è un conto, un altro farlo con due centrocampisti sempre riciclati ma col tiro e la rapidità nelle corde. L’ex AZ si sta dimostrando un elemento a tutto campo e proteiforme, un Papu Gomez nato mediano che si sposta sulla scacchiera in uno schiocco di dita. Il colpaccio del calciomercato d’inverno, invece, eccetto il solo gol dell’illusorio 2-1 coi viola nel trofeo della coccarda, non ha ancora accumulato i bottini che contano sotto porta. Sarà che il Gasp, con la sua voce soffiata e vibrata, lo richiama ai rientri per accentrarsi in navata. Un’ala d’origine come Jeremie potrebbe chiamarli “sacrifici”. Non ditelo all’uomo in panchina, però, costretto com’è a fingere di avere attaccanti che non ci sono. Quanto durerà l’ennesimo miracolo di San Gian Piero?

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