Dall’anonimato alla gloria nel giro di pochissimo: Moustapha Cisse ha già dimostrato di saperci fare. Toccata e fuga in Primavera?
Una panchina col Genoa, 29 minuti e mezzo da eroe nella ripresa subentrando nella domenica alle soglie dell’ultima sosta all’unico attaccante di ruolo in campo. Provate, adesso, a tirarlo fuori, il diciannovesimo marcatore stagionale nerazzurro, diciottesimo contando il solo campionato. Dopo aver risolto in prima persona la questionaccia del ritorno ai bottini pieni a Bologna, smarcandosi per controllo e conclusione alle soglie della perfezione, Moustapha Elhadji Cisse è atteso al rituale tira e molla tra la Primavera e la prima squadra dell’Atalanta. Dopo essere stato tesserato, dal 23 febbraio, doppietta nel 3-1 al “Vismara” col Milan usando i due piedi, cabezazo per risolverla col Napoli sulla punizione di Andrea Oliveri, un altro degli ormai undici Under 19 di casa promossi (convocati) al piano di sopra, e infine controllo di destro e mancino sul primo palo smarcandosi sulla doppia invenzione Teun Koopmeiners-Mario Pasalic.
CISSE IN BILICO CON LA PRIMAVERA. Difficile, però, che con un attacco così spuntato e falcidiato dall’infermeria Gian Piero Gasperini sia disposto a farlo tornare all’ovile del collega Massimo Brambilla. Finché Duvan Zapata dovrà rimanere a guardare allenandosi soltanto in palestra, ciccia. Senza contare le difficoltà fisiche incontrate da una punta adattata come Ruslan Malinovskyi e da un’ala come Jeremie Boga, o gli alti e bassi nel rendimento di Luis Muriel, l’unico terminale in rosa alle spalle del connazionale lungodegente.
CISSE, IL DICIANNOVESIMO. Parliamoci chiaro: questo guineano, 14 settembre 2003 sulla carta d’identità, è bell’e pronto. Non certo materiale da seconda categoria, con tutto il rispetto per il Rinascita Refugees di Leverano (Lecce), la squadra per cui non è mai stato tesserato in competizioni ufficiali. Più che un profugo-richiedente asilo, un angelo piovuto dal cielo, anche se a osservarlo meglio pare proprio figlio (è orfano di padre) di un lavoro di scouting partito da lontano. Ma il buon vimercatese, che sa di non poter andare avanti all’infinito con Tommaso De Nipoti a lavorare per tre, Federico Pagani ai box, un riciclato come l’ex mezzala e ora trequartista Alassane Sidibe cannoniere e Shakur Omar da scene mute dopo la manita fino a ottobre, lo rivorrà indietro. Il Gasp glielo concederà mai, dopo aver messo le mani su un nuovo Musa Barrow o un nuovo Amad Diallo ex Traore?