
L’invasione di campo portò in dote il successo a tavolino in favore del Diavolo
I cancelli cedettero sotto la spinta dei tanti tifosi assiepati sugli spalti, la partita non si giocò. Esattamente 61 anni fa (25 marzo 1962), al Comunale di Bergamo, il Milan vinse per 0-2 sul terreno di Bergamo, ma senza che il verdetto provenisse dalle giocate dei propri campioni, peraltro prossimi a laurearsi Campioni d’Italia di lì a poco. Tutto precipitò abbastanza presto, poco dopo le 15, orario previsto per il calcio d’inizio. A causare il tutto fu, come ogni tanto accadeva all’epoca, un’ingiustificata presenza di spettatori di parecchio superiore alla capienza massima prevista all’interno dello stadio. Le tecniche per entrare senza essere dotati di biglietto, d’altra parte, erano abbastanza di facile riuscita, con il “lancio dell’abbonamento” verso familiari e amici che aspettavano fuori diventata pratica abbastanza comune nei vari impianti d’Italia.
La gente aveva finito, in quel pomeriggio, per camminare entrare in campo, impedendo qualsiasi parametro di sicurezza e uno svolgimento potenzialmente regolare della partita. L’arbitro Adami di Roma, una volta terminate le consultazioni con le controparti negli spogliatoi, scelse di non far giocare, per la gioia del club rossonero, probabilmente consapevole di avere ottime possibilità di successo a tavolino in virtù del regolamento. Per la Dea, in quel momento in lotta per la Mitropa Cup, tanti rammarichi per la decisione, anche alla luce del fatto che molti dei tifosi in posizione non regolamentare erano, almeno a detta del club orobico, dotati di vessilli dello stesso Milan. A fine stagione festeggeranno e porteranno in trionfo l’idolo Altafini, capocannoniere del campionato.
