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Candeline per Zanini, Donati, Ardemagni e Kjaer

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49, 42, 36 e 34 anni per gli ex atalantini Zanini, Donati, Ardemagni e Kjaer: ruoli diversi e fortune diverse in nerazzurro

Il 26 marzo, in quota ex dell’Atalanta, è un compleanno a quattro. Simon Kjaer (Midtjylland, Palermo, Wolsburg, Roma, Lilla, Fenerbahce e Siviglia nel curriculum), oggi 34 anni, è la meteora da 5 presenze di cui 3 da titolare due campionati fa più 1 nel ritorno di Champions con la Dinamo Zagabria, assist a Okaka nel 7-1 casalingo all’Udinese il 27 ottobre 2019 e quindi rigirato dal Siviglia al Milan a gennaio 2020. Il nazionale danese si sta lagnando per aver dovuto cedere il posto all’innesto di gennaio Malick Thiaw , anche perché dopo il crociato sinistro fatto due dicembri fa non è più lui. Il più anziano del lotto è il neo 49enne Nicola Zanini, fantasista da un solo pallone in porta, il matchball al Genoa alla prima giornata cadetta sotto Bortolo Mutti, da subentrato a Michele Cossato, il 6 settembre 1998, unica perla in quasi due stagioni da 49 timbrate di cartellino, da acquisto autunnale in casa Sampdoria della A da retrocessione dell’ultimo Emiliano Mondonico. Quindi Massimo Donati, 42, ultime esperienze in Scozia da vice di Alex Dyer al Kilmarnock dopo il siluramento di Angelo Alessio il 17 dicembre di tre anni fa, dopo le giovanili dell’Hamilton Academical, e infine Matteo Ardemagni, candeline numero 36, messo fuori rosa dal Siena dopo essersi rimpallato tra Reggiana e Frosinone, 123 gol da professionista ma, da ingaggiato insieme allo sfortunato Leonardo Pettinari dal Cittadella nell’estate cadetta del 2010, da atalantino soltanto col Foligno in Coppa Italia il 14 agosto e col Sassuolo il 2 ottobre successivo al Mapei Stadium in 17 presenze.

ZANINI, VICENTINO E JUVENTINO. Zanini da Vicenza, esordio a 16 anni e 321 giorni in Juventus-Cesena 3-0 il 10 febbraio del ’90, chiuse l’andirivieni tra Samp e Verona nel novembre di cui s’è detto sotto la Lanterna, prima del passaggio a Bergamo. Il Mondo gli concede tre prove da titolare su nove, la prima accanto a Cristiano Lucarelli e le altre insieme alla coppia Federico Magallanes-Nicola Caccia. Il trescorese, la stagione dopo, 13 su 32. Poi Pescara, Monza, Como, Triestina, Napoli, Genoa, Ascoli, Vicenza, Albignasego e Treviso, con chiusura a 36 anni per intraprendere l’attività di mister. Nella Marca subentrando a Rumignani il 12 gennaio 2010, per riprendere dal vivaio del Real Vicenza 4 rivoluzioni terrestri più tardi: Allievi Nazionali lì, dai Giovanissimi alla Berretti al Vicenza dove a più riprese tiene le redini della prima squadra prima di finire all’Este, alla Luparense e quindi al Sona in D.

DONATI E IL TRAMPOLINO ATALANTINO. Atalantino a due riprese, allo start Donati, strappato diciassettenne al Donatello di Udine (dopo Sedegliano e Ancona Udine), dovette sgomitare in mezzo a Fabio Gallo e Ljubisa Dundjerski. Al suo ritorno, coppia con Giulio Migliaccio. Una promozione e una permanenza in A a cavallo dei due secoli con Giovanni Vavassori, e una comoda salvezza con Stefano Colantuono da prestito milanista nel 2006-2007. 92 presenze e 5 reti di una lunga parabola, per il friulano di Sedegliano (Udine), il paese del suo futuro presidente (in Sicilia) Maurizio Zamparini, ma nato a San Vito al Tagliamento, Pordenone. Il debutto in B, il 29 agosto ’99 a Cosenza (1-0), alla prima giornata. In A, il primo ottobre 2000, 2-2 casalingo con la Lazio. Punite 3 squadre in campionato e 2 in Coppa Italia: Fermana, Brescia e Livorno; Reggina e Sassuolo. 31 i gol in 520 match da professionista, oltre la trafila delle Nazionali azzurre dall’Under 16 all’Under 21 (26 e 1 rete), con progressivo arretramento al centro della difesa (grazie al metro e 89 di statura) da Gian Piero Gasperini (a Palermo) in poi. Acquistato dal Milan nell’estate 2001, passa in prestito a Parma, Torino (doppietta nel 2-2 a rincorsa duellando con Doni a Bergamo senza esultare, per le ire di Massimo Taibi, 26 aprile 2003), Sampdoria, Messina (due salvezze dal 2004 al 2006, Bortolo Mutti in panchina, colui che gli aveva regalato da Primavera due panchine con Verona e Reggina nel 1998/99, nel finale rimpiazzato da Giampiero Ventura) e appunto Atalanta, prima di finire al Celtic (campionato e coppa nazionale, 2008 e 2009) nel 2007. Rieccolo, al Bari, in rosanero (2012-2013), all’Hellas Verona dell’altro ex di turno Andrea Mandorlini con cui darà il terzo dispiacere della sua vita (tra i galletti il primo) alla Dea, ancora un biennio nel Tavoliere e il ritorno in Scozia con l’Hamilton Academical, di cui diverrà nel gennaio 2018 l’allenatore dell’Under 15 prima di vincere la Championship tornando in campo col St. Mirren. Da lì, appese le scarpe al chiodo a quota 37, anche il ruolo di commentatore a DAZN fino alla panchina del Legnago Salus nella serie interregionale. Tanti auguri.

SAN MATTEO DELLA B. Ardemagni, milanese di nascita residente a Miradolo Terme (Pavia), il paese di Gerry Scotti, ma nato calcisticamente nel San Colombano per approdare alle giovanili del Milan, ad alti livelli ha giocato in rossonero solo in Coppa Italia e anche due volte in campionato col Chievo (2013-2014), seconda tappa da atalantino in prestito dopo Modena e prima di Chievo, Carpi, Spezia e Perugia. Tecnica e forza fisica da rapinatore d’area, dal 2016 il cartellino è altrove: biennio all’Avellino, poi l’Ascoli. 7 prove su 16 concesse dal Cola (c’erano Doni e Tiribocchi…) dal primo minuto, ma a gennaio 2011 ecco il Padova, per lui che era diventato qualcuno nei granata della provincia grazie a Claudio Foscarini, al bravissimo Leo che gli metteva palloni al bacio dall’out e ai suoi 22 palloni nel sacco (più 2 in coppa) di un’annata che sembrava spalanacargli un futuro luminoso ad alti livelli. Perugia, Pizzighettone, Pro Patria e Triestina le stazioni precedenti.

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