Il centrocampista offensivo girato al Marsiglia a gennaio e il difensore della tripletta al Foggia spengono le candeline

Storicamente c’è la sua firma per aprire il punteggio al “neutro” di Kharkiv contro il “suo” Shakhtar l’11 dicembre 2019 dello storico ticket per gli ottavi di finale di Champions League. Tre stagioni e mezza da una trentina di gol e altrettanti assist in 143 partite non si possono nascondere dietro un prestito con diritto e obbligo (in caso di salvezza, quindi non c’è alcun “se”) per 9 milioni in cassa a Zingonia, lui che all’epoca ne era valsi 13 ad appesantire il portafoglio del Genk. Figurarsi come si possono dimenticare gli unici tre palloni nel sacco, tutti di testa, con la maglia dell’Atalanta nella sola stagione mano nella mano. La breve storia nerazzurra di Ruslan Malinovskyi sarà comunque e sempre più lunga delle 23 partite, 2 di Coppa Italia, di Carlo Cornacchia, il difensore-goleador in un pomeriggio per acciuffare il Foggia sul 4-4 al “Comunale”. Al tempo record, il 14 aprile 1992, di 12 minuti. Et violà, i due festeggiati del 4 maggio.

MALINOVSKYI, IL FALSO ATTACCANTE DI TROPPO. “Ruslan è un ragazzo disponibile ed è stato importante per noi, ma non è un attaccante anche se ha giocato spesso davanti. La società l’ha sostituito con Ademola Lookman“, il ritornello dell’allenatore Gian Piero Gasperini alla domanda se i numeri comunque cospicui dell’ucraino di Zythomyr, trent’anni esatti proprio oggi, non sarebbero stati rimpianti. Il vantaggio su rigore all’Etihad sul City, una partita con la Fiorentina, eterna rivale di questi anni, risolta con una delle sue mine mancine a Santa Lucia, la simpatica moglie Roksana, la figlia Olivia e l’impegno sociale per i profughi e per i connazionali in patria sotto le bombe: Marsiglia e l’Olympique, dalla finestra invernale, hanno trovato un bel pacco regalo infiocchettato. Ne ha passate di ogni, nella vita e nella carriera, la mezzala-trequartista dalla bomba nel piede che nemmeno Marino Magrin: cartellino degli Scorpioni, poi Sebastopoli che è la città della sua signora, Zorya Lugansk e il Racing Genk di Timothy Castagne e Joakim Maehle dal 2015 al 2019 per un titolo nazionale belga come ciliegina sulla torta. Igor Tudor ha pescato quello giusto: 372 partite da pro con 76 gol e 68 assist, più 52 e 7 in Nazionale.

CORNACCHIA CANTA TRE VOLTE. Due punizioni di Eligio Nicolini dalla sinistra e l’assist finale di Glenn Stromberg, tra il 74′ e l’87’, hanno invece consegnato alla storia l’altamurese Cornacchia, diventato poi allenatore negli Stati Uniti, patria della moglie, come responsabile del settore giovanile dei Colorado Rush. “Director of the Boys Division presso Colorado Storm Castle Rock”, recitava il suo profilo ufficiale. Il miracolo personale è il record da difensore centrale qual era, 3 in un lasso di tempo minimo. Quello collettivo l’aveva già messo in bacheca nel Cagliari di Claudio Ranieri, con la doppia promozione dalla C1 a cui lui partecipò però dalla cadetteria e la salvezza. Nel terzo campionato pro, la gavetta precedente da fuoruscito del vivaio del Torino: Campania, Prato e biennio alla Reggiana. Quindi Bergamo, Napoli, biennio ad Ancora e chiusura nel Rimini nel ’97. Dal 2005 al 2017, il coaching tra le montagne del selvaggio West. Poi, l’assistentato presso il mister di Testaccio al Nantes, al Fulham, alla Roma, alla Sampdoria e al Watford prima di seguire le sorti di Daniele De Rossi alla Spal. Per la prossima stagione è libero: al Centro Sportivo Bortolotti c’è spazio per lui? Tanti auguri.