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11 giugno: candeline anche per Marchesi e Bjelanovic

Rispettivamente 87 e 44 candeline per Marchesi, mediano e poi allenatore, e Sasa Bjelanovic, 1 solo gol nerazzurro

Uno, mediano sinistro (piede destro) e rigorista infallibile, avrebbe allenato a strisce bianconere nel colpo di coda di Le Roi Platini e nel sofferto seguito. L’altro, di cui ci si ricorda più che altro l’unico gol atalantino a Modena in serie B, dopo un quadriennio all’Hajduk Spalato è andato a fare il direttore sportivo all’Istra 1961. L’11 giugno, oltre che di Davide Zappacosta e del canterano (portiere) Matteo Gritti (classe ’80) dalle 0 presenze senior, spengono le candeline anche due dal palmarès nerazzurro come il neo ottantaseienne Rino Marchesi da San Giuliano Milanese, più mister a dirigerlo che annate a Bergamo (Carlo Rigotti, Giuseppe Bonomi e Karl Adamek a cavallo di retrocessione, poi Ferruccio Valcareggi), e l’ex attaccante Sasa Bjelanovic, croato di Zara dal tratto gentile e dalla nonna triestina che taglia il traguardo dei 44 con l’anagrafe.

MARCHESI, DA RIGORISTA A MISTER. Alle sette di sera del 6 marzo 1960, davanti all’esito del lancio della monetina dell’arbitro triestino Giorgio Genel in mezzo ai capitani Livio Roncoli e Umberto Colombo, futuro nerazzurro, il rigorista scelto, appunto Marchesi (secondo in piedi nella foto di copertina, tra Bengt Gustavsson e Stefano Angeleri), deve aver storto la bocca. Perché l’ex centrocampista dell’Atalanta, allora perdente per sorteggio coram populo nei quarti di finale di Coppa Italia, mica come nel tris secco sempre nello stadio di Bergamo del 30 gennaio 2019, in quella sfida aveva infilato dal dischetto (al 72′, contatto Colombo-Nova) il 2-2 in rimonta (18′ Sivori su punizione, 43′ lo stesso Colombo, 50′ Rinaldo Olivieri su invenzione di Chico Nova) e tutti e 6 i rigori della serie dopo i supplementari, esattamente come il rivale Antonio Montico. Ai tempi solo uno partecipava alla lotteria.

IL GENTLEMAN DELLA PANCHINA. Gentiluomo autentico dai modi signorili, sigaro alla Zeman ante litteram prima che iniziassero le menate del fair play della salute, libero verso fine carriera, 14 gol (1 al Le Havre, Coppa dell’Amicizia) nel triennio bergamasco senior 1957-60 post Fanfulla in 97 partite, in A bucò la porta sempre dal dischetto anche dell’Inter e dell’Alessandria (doppietta), mentre in B gli è riuscito con Palermo (2), Messina, Novara, Brescia, Sambenedettese e Modena. Alla Fiorentina il nostro vinse 2 Coppa Italia e 1 Coppa delle Coppe tra ’61 e ’66, alla Lazio dal 1966 al 1971 nulla, quindi la chiusura nel biennio pratese prima di allenare Montevarchi, Mantova, Ternana, Avellino, Napoli, Inter, ancora Napoli nel pre Maradona, Como, Juventus (secondo posto e settimo, spareggio Uefa vinto col Torino ai rigori), Como, Udinese, Venezia, Spal e Lecce uscendo dal mondo del calcio a 57 anni per diventare saltuario commentatore televisivo.

BJELANOVIC E IL MATCHBALL DI MODENA. 11 aprile 2011, la zampata di Sasa, l’unicum bergamasco a Modena a ruota dei gol di Ciccio Ruopolo, il sostituito nel finale dal festeggiato di oggi, e Francesco Signori, per un 2-1 cadetto che il giorno dopo, a Zingonia, fece pronunciare al guru dei giovani Mino Favini una frase memorabile: “Bjelanovic ha segnato perché è gambalònga”, le parole del Mago di Meda. L’estirada sul la di Jack Bonaventura in effetti avrebbe provocato uno stiramento anche a una giraffa. Acquistato il 27 gennaio di quell’anno dal Cluj, firma per un anno e mezzo ed esordisce il 19 febbraio 2011 contro la Reggina. 10 match, quell’unica gioia e il 31 agosto ritrova all’Hellas Verona il suo vecchio tecnico a Cluj, Andrea Mandorlini. Altro atalantino, in campo e sulla tolda. 145 le reti dello zaratino in 534 allacciate di scarpe tra Zadar, Croazia Zagreb, Pula, Varteks Varaždin, Como, Chievo, Perugia, Genoa, Lecce, Ascoli, Torino, Vicenza, CFR Cluj, Atalanta, Verona, Varese, Messina e Pordenone chiudendo trentaseienne. Tanti auguri.

bjelanovic

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10 mesi fa

Chi si ricorda la formazione???

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