Zagabria, Stadion Maximir e dintorni: una storia che i Cinquecento di quel giorno del 1990, il 3 ottobre, potranno tramandare ai posteri insieme all’equipaggiamento antisommossa della trasferta delle trasferte, comprensivo di elmetto da cantiere azzurro con striscia nera.
Zagabria, 3 ottobre 1990: le premesse
Il 13 maggio precedente, in un clima da guerra civile che sarebbe degenerato piuttosto in fretta e con esiti tragici, il famoso calcione in mezzo al campo di Zvonimir Boban agli agenti della Milicija jugoslava che parlava soltanto serbo. Zagabria, quel giorno contro la Stella Rossa, tra sommosse e guerriglia urbana presto trasferita sugli spalti aveva rivendicato l’indipendenza di fatto raggiunta poi di diritto un paio d’anni più tardi.
La Zagabria dei Cinquecento
Cinquecento atalantini, non paghi dei disordini provocati dai Bad Blue Boys croati all’andata a Bergamo negli occhiali inforcati il 19 settembre, quel 3 ottobre di trentatré anni or sono decisero che la trasferta è pur sempre sacra. Venendone ripagati dal passaggio del turno a opera di Piero Frosio, poi sostituito a febbraio da Bruno Giorgi, nell’edizione della Coppa Uefa che si sarebbe conclusa ai quarti di finale con l’Inter dopo aver eliminato anche Fenerbahce e Colonia.
Zagabria, contusi in campo
Ci rimisero intere parti anatomiche soprattutto i giocatori sul campo di battaglia del Maksimir. Naso rotto per Sergio Porrini, frattura dell’avambraccio per Claudio Caniggia e labbro rotto per Tiziano De Patre e Luigino Pasciullo, i mancini del lotto, gladiatori come pochi altri.
La Dinamo eliminata
Ci si sarebbe rivisti ventinove anni più tardi in Champions League, una brutta serata di settembre da prima volta, ma in questa sede non si parla del poker gasperiniano a sfavore. Si parla del palo per parte, di testa, di Shalla al decimo sil cross del futuro milanista, complice la deviazione di Ferron, e Bordin (23′) su punizione a rientrare da sinistra di Nicolini. Del fallo dello stesso libico su Zidan e della punizione capolavoro di Boban al 54′ che rompe il ghiaccio. Del rigore della qualificazione di Evair al 62′ dopo il sandwich su Caniggia di Lesjak-Panadic lungo la combinazione in navata Evair-Nicolini rifinita da De Patre. E del rosso al 69′ a Suker, futuro bronzo mondiale nel 1998 in Francia con la Croazia, per l’entrataccia su Nicolini. La Storia.
DINAMO ZAGABRIA: Ladic; Z. Petrovic, Zidan; Lesjak (71′ Medford), Panadic, Person; Prskalo (50′ Gonzalez), Mladenovic, Suker, Boban, Salja. Allenatore: Kobeskac.
ATALANTA: Ferron; Contratto, Pasciullo; Porrini, Bigliardi, Progna; De Patre, Bordin, Evair (89′ Monti), Nicolini, Caniggia (68′ Perrone). Allenatore: Frosio.
Arbitro: Kirschen (Germania)
RETI: 54′ Boban (D), 62′ rig. Evair (A).
La più gloriosa trasferta europea in 500 ma coi Bale caschetti e aste arancioni da Treviglio
Presente,con tutto l’esercito e carri armati spiegati lungo la pista d’atletica attorno al campo
Presente !!
Presente
Presente
Presente
..Presente..anche alla prima di Champions..
Ga sere
E…E…Evair!
E…E…Evair!
Kaos presenti
Presente