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Dalla C alla A: Domenico Moro dice 62

Il 2 gennaio è il compleanno di Domenico Moro, trevigiano di Roncade che è a Bergamo da 42 anni e mezzo e non se n'è più andato

Il doppio salto dalla C alla A negli anni ottanta è un mito per tutti e un orgoglio per i pochi protagonisti. La generazione cui appartiene Domenico Moro, il festeggiato del 2 gennaio coi suoi 62 inverni, per i tifosi dell’Atalanta è tuttora oggetto di venerazione. Il centrocampista esterno di Roncade (Treviso) dovette arrendersi soltanto all’ascesa di un certo Roberto Donadoni, al trampolino di lancio verso la gloria milanista. 74 presenze e 5 timbri nella porta altrui dall’estate del 1981 all’inizio dell’autunno del 1984, il Moretto compì la doppia impresa agli ordini di Ottavio Bianchi prima e Nedo Sonetti poi. Ex responsabile fino al gennaio dell’anno scorso del settore giovanile non agonistico dell’Azzano Calcio, ora responsabile del vivaio della Nova Montello, toccato (contro la Fiorentina) l’Olimpo del pallone, alle liste suppletive di ottobre del 1984 finì alla Triestina per chiudere con Ancona, Spezia, Campobasso, Pistoiese, Leffe e Albinese.

Moro, razza Piave a Bergamo

Bergamasco onorario dalla marcata cadenza della Marca, il “Moretto”, soprannome con cui è noto da noi, abita a Colognola e ha lavorato ad Azzano San Paolo anche con l’ex azionista nerazzurro Marino Lazzarini. Fa parte di quella significativa schiera di giocatori cresciuti nel Montebelluna e approdati in nerazzurro. Nell’Ottantuno c’erano anche Marino Magrin e Claudio Foscarini, pur provenienti da Mantova e Treviso, e in cadetterìa si sarebbe aggiunto l’attaccante Maurizio Sandri. Il buon Domenico assaggiò pure l’Europa del tempo, la Mitropa Cup.

62 anni tra campo e scrivania.

Moro, omonimo di Adelio da Mozzanica che fu suo compagno in B, è un bergamasco onorario da 42 rivoluzioni terrestri e mezzo senza essersi mai allontanato nemmeno nella sua lunga esperienza in panchina. Leffe (C2, tre anni dopo aver smesso, nel ’97), Stezzanese, Voluntas Osio a due riprese, Ponte San Pietro, Scanzorosciate, Frassati Ranica, di nuovo a Stezzano e quindi ad Azzano, nel 2013, sempre seguendo dal campo i più piccoli, da formatore professionista con patentino. Nel firmamento nerazzurro sarà ricordato per sempre, insieme agli altri eroi capaci di prendere per mano la Ninfetta ferita e riportarla dove le compete, insieme ai vari Benevelli, Gianpaolo Rossi, Agostinelli, Mutti e Bertuzzo. Tantissimi auguri.

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