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Paloschi, Sottil senior e Valentini (video): gli auguri del 4 gennaio

Il bomber di Cividate al Piano, a Bergamo, non lo fu proprio: ora è al Desenzano Calvina. Valentini e Sottil le altre candeline del 4 gennaio

Il più anziano del lotto, Mauro Valentini, viterbese classe ’64, centrale o esterno difensivo (vedi video sotto), è anche quello con più presenze dei tre: 125 con 7 reti (su 398 e 14 da pro), dal ’91 al ’96. Il mezzano, un ’74, Andrea Sottil, stopperone torinese nato a Venaria in nerazzurro nel triennio ’96-’99, dopo aver stupito tutti sorseggiando calcio champagne nel 2022-2023 è stato mollato il 24 ottobre scorso dall’Udinese. Ma del lotto dei festeggiati di giovedì 4 gennaio è il più giovane, Alberto Paloschi, l’ex atalantino che da bergamasco di provincia (Cividate al Piano) ha più deluso nelle limitate occasioni concesse nel nuovo corso targato Gian Piero Gasperini: la partita in Coppa Italia con la Cremonese precedette le 13 in campionato (420 e 102 gol in carriera), col rigore sbagliato del possibile 1-1 a Cagliari alla quarta giornata a mo’ di titoli di coda anticipati al film del feeling mai nato con l’attuale profeta del nuovo corso bergamasco. A quota 34 il bomber gioca a casa sua, nel Desenzano Calvina.

Valentini, il mastino anni novanta

Da Bruno Giorgi a Emiliano Mondonico per tornare in A, passando per il settimo posto di Marcello Lippi, l’allora acerbo Francesco Guidolin dei primi esperimenti a zona e la coppia da retrocessione Andrea Valdinoci-Cesare Prandelli che costrinse alle dimissioni dalla presidenza number one Antonio Percassi, Valentini arrivò da reduce del Cagliari di Claudio Ranieri del doppio salto dalla serie C con Coppa Italia di categoria vinta. Come compagno di reparto, anche Paolo Montero. Dopo la Dea, la Lucchese e la Viterbese per appendere le scarpe al chiodo a 37 anni nel 2001. In panchina, solo provincia, la propria: Pianoscarano, Corchiano, Canepina e Virtus Bolsena, guidato fino a Giugno 2015.

Sottil, lo stopper diventato mister

Il papà d’arte Sottil, per una curiosa nemesi genitore di un’ala pura come Riccardo, era un rognosissimo centrale difensivo (103 match e 2 reti da noi, a Lazio e – in B – Verona; 474 e 16 in tutto) dal capello lungo scuola Toro e passato proprio in terra medicea per battere proprio l’Atalanta nella doppia finale del trofeo della coccarda prima di ritrovare il Mondo (Coppa Italia numero 1, finale di Coppa delle Coppe contro l’Ajax con sedia del mister al vento da spettatore) tra l Brembo e il Serio. Poi, le Zebrette, la Reggiana, il Genoa, il Catania, il Rimini e l’Alessandri ritirandosi nel 2010. Da allenatore, Siracusa, Gubbio, Cuneo, Paganese, Livorno, Catania, Pescara e Ascoli prima di farla da Gasp della Dacia Arena ora Bluenergy Stadium. Da queste parti, qualche soddisfazione al netto del ritorno al piano di sopra fallito con Bortolo Mutti.

Paloschi, il mancato figliol prodigo

Dalla natìa Cividatese al trasferimento dodicenne al Milan, fino al gol all’esordio da pro al Siena all’ingresso in campo il 10 febbraio di 14 anni fa che ne fece il predestinato per eccellenza, il buon Paloschi, agli inizi un po’ frenato fisicamente soprattutto al Parma (anche il Genoa di mezzo) dalla crescita protrattasi oltre la maggiore età, non superò la prova del nove dei provini per i nerazzurri. Pescato allo Swansea, il suo format Premier League post Chievo  da Giovanni Sartori con un blitz di inizio estate in cui l’oggetto del desiderio del calciomercato era tornato dalle vacanze alle Baleari per presentarsi al nuovo pubblico a Oriocenter il 23 giugno 2016, 8 giorni dopo il Gasp, il ragazzo della Bassa Orientale ebbe a dire di aver coronato un sogno. Non sarebbe andata così: Spal, Cagliari e Siena le stazioni successive. Tanti auguri pure a lui: di ciambelle che riescono prive di buco ce ne sono state tante altre.

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