La Primavera dell’Atalanta, ancorata al 4-3-3 come modulo, ha imparato a essere cinica sfruttando la botta e via. Le due partite col Manchester City capolavori di segno opposto
In campionato, primato con più di 3 gol fatti a partita, 19 in 6 (tutte vinte), con l’Empoli da recuperare il 4 dicembre. In Youth League, la media scende, 6 in 4, ma la qualificazione diretta (le seconde spareggiano) è a portata di mano. Tuttavia, per l’ammiraglia del vivaio, non esiste solo l’attacco. Al Mini Stadium dell’Academy del Manchester City, il 22 ottobre, quel 3-1 aveva avuto un sapore molto diverso. Perché, a parte il quarto d’ora iniziale da forcing locale forsennato, l’Atalanta cui piace far sbocciare la Primavera in un autunno uggioso aveva ribaltato l’inerzia insieme allo score. Al ritorno novembrino a Zingonia, invece, pioggia e campo pesante hanno imposto un cambio di filosofia. E Massimo Brambilla l’ha avuta vinta di misura optando giocoforza per un calcio agli antipodi rispetto alla prima squadra del Gasp: la difesa come miglior attacco. Senza mettere mano a una sostituzione che sia una. E tornando al 4-3-3 dopo il divertissement da 3-5-2 nella tana del Cagliari sabato scorso.
FILOSOFIA DA PANTANO. Più della voglia di spettacolo, insomma, ha potuto il pantano del Centro Sportivo Bortolotti, roba da squadra inglese, che difatti ha dipanato trame a pelo d’erba fradicia sicuramente meglio della Baby Dea. Costringendola a stare bassa, nei primi venti minuti come nell’intera metà del secondo tempo. Rispetto all’andata non c’era Davide Ghislandi da usare come arma tattica alla mezzala, ovvero taglio per il pari su assist di un Amad Traore (autore del tris da sigillo in solitario) mercoledì tutt’altro che protagonista e a sua volta filtrante per il sorpasso di Roberto Piccoli. Proprio l’ariete di Sorisole è stato l’unico trait-d’union con la scampagnata trionfale in terra d’Albione: rigoricchio autoprocurato su una palla morta dalla bandierina, la botta e via.
BRAMBILLA MINISTRO DELLA DIFESA. Suona stranissimo associare mister Brambilla al termine difesa, di certo mai stracciato dal vocabolario calcistico di uno stratega e insieme una levatrice di giovani talenti pratico e alla mano come lui. Ma la palla rotola, non sempre allo stesso ritmo, e occorre fare di necessità virtù. Perché esistono anche gli altri undici e a volte capita che stiano in equilibrio di più e più a lungo anche laddove lo scivolone è dietro l’angolo. E intanto, anche rinunciando a una ragion d’essere che da queste parti assomiglia a un moloch, tanto che il Gasp nemmeno dopo essere stato rimontato a Manchester in Champions aveva deciso di fare marcia indietro, la realtà dice secondo posto (a 7) dietro la Dinamo Zagabria (la sola ad aver sconfitto i nerazzurrini, che l’avevano aggredita senza posa nel primo tempo) e lasciando il Baby City a 4.
BRAMBILLA, LA DIFESA BRILLA. E così, dopo aver guidato la generazione del ’99 al titolo Under 17 del 2016 e quella dei millennial al tricolore Under 19 nel giugno scorso, sulle ali dei vari Bastoni, Melegoni, Capone, Latte Lath, Colley, Kulusevski e gli stessi Traore e Piccoli, le stelle e le plusvalenze del futuro, di fronte a un avversario che palleggia meglio (Bernabé) e costruisce di più specie dalle estreme (Poveda) all’allenatore brianzolo non è rimasto che sconfessare l’andazzo atalantino dell’ultimo triennio dominato dalla figura iperoffensivista di Gian Piero Gasperini. E visto che nel calcio vince chi segna e ne becca di meno, tanto di cappello a Massimo Brambilla. Onore, ci mancherebbe, alla linea a quattro dietro solida come un boschetto di querce, Bergonzi-Okoli-Guth-Brogni.
Champagne, ultimamente senza bollicine
Tante cavolate in una sola volta e’record.il city era piu’ forte e non riuscivamo piu’ ad uscire.concentrazione e fortuna hanno fatto il risultato.traore il fenomeno non ha combinato nulla.
Concordo!Il signor Fornoni capisce di calcio come un salumiere di fisica quantistica….