L’ex direttore di gara veneto parla degli aspetti tecnici e delle valutazioni sul campo a due giorni dal fischio d’inizio del nuovo campionato
“Dal nuovo campionato mi aspetto la conferma di un trend che dura da anni e cioè quello dei pochi fischi. Ai miei tempi la media dei falli a partita era di 55, oggi siamo scesi a 28″, svela l’ex direttore di gara Paolo Casarin a La Gazzetta dello Sport, “Bene così, anzi sono ancora troppi, soprattutto in mezzo al campo: un contrasto non è di per sé falloso, lo ripeto sempre”.
VAR. “(…). Sala Var unica? Una buona innovazione. Ma sul Var, di cui io sono sempre stato un sostenitore, il mio augurio è su di un altro aspetto: non puniamo chi ha il coraggio di cambiare una propria decisione dopo aver rivisto un episodio al monitor. Anzi, premiamo l’arbitro che si fida del collega al Var e poi si corregge dopo l’on field review”.
NESSUN PROTAGONISMO. “L’arbitro fa parte del gioco, non può mettersi su di un piedistallo. Lo devono capire anche i giovani: in Serie A non siamo più sul campetto di periferia, dove per farsi rispettare serve un piglio da “qui comando io” o altrimenti finisce in caciara. L’arbitro deve essere una figura simpatica: io davo del tu ai calciatori, prima della partita chiedevo loro come stavano i figli a casa. A volte venivo anche criticato per questo”.