83 anni per il centrocampista scuola Roma, 70 per l’attaccante di Sedriano omonimo dell’eroe di Coppa Italia Luciano. Due e una stagione rispettivamente nell’Atalanta
Sandro Tiberi (primo accosciato a sinistra nella foto a piè di articolo) giocava a centrocampo e alla seconda stagione nell’Atalanta, dove giocò dal 1967 al 1969, retrocesse. A Sergio Magistrelli, nessuna parentela con Luciano, eroe all’ala sinistra della Coppa Italia vinta nel 1963, bastò azzeccare il 13 nel 1971-1972 per convincere l’Inter a prenderselo. Paolo Tabanelli, Stefano Angeleri, Silvano Moro e Carlo Ceresoli gli allenatori del primo; Giulio Corsini del secondo. I festeggiati nerazzurri di oggi, il romano de Roma, 83 autunni, e il milanese di Roveda di Sedriano, 70 tondi tondi, hanno qualcos’altro in comune oltre alla militanza seppur in annate diverse: ai tempi del Palermo, vedi copertina, l’attaccante segnò il provvisorio vantaggio nella finale di Coppa Italia del ’74 contro il Bologna, impattata da Beppe Savoldi, ex compagno del primo, prima dei rigori fatali.
TIBERI, DUE ANNI, DUE GOL. Allattato dalla Lupa e passato anche per Siena, Chieti, Vicenza, Cagliari (prima di Bergamo), Marzotto Valdagno, e Schio, appendendo le scarpe al chiodo a 34 anni, nel primo giro di corsa passò in fretta dal numero 4 al 2 per lo stop al terzino destro titolare Alfredo Pesenti. Nelle sue 53 presenze nel biennio (29 e 18 in campionato, 2 e 1 gol più 3 e 1 gol in Coppa Italia, 1 in Coppa Mitropa), in un centrocampo che contava sull’altro ex giallorosso Elvio Salvori e sul 10 Lucio Dell’Angelo, il capitano, due palloni in porta alla Beneamata in due diverse edizione del trofeo della coccarda e 1 al Torino nel secondo campionato di A. Decisivo, per la caduta in B, il cambio della guardia tra punteros: il bomber mancino di Gorlago citato in premessa lasciò per il Bologna, la contropartita Sergio Clerici non era la stessa cosa.
MAGISTRELLI, DALL’ATALANTA ALL’INTER. 7 gol in 30 partite nella massima serie, 1 in 4 di Coppa Italia, 5 in 4 nella Coppa Anglo-Italiana. Un 13 sulla ruota della Città dei Mille che a Magistrelli, prodotto del Como che nel nerazzurro milanese avrebbe ballato soltanto la stagione successiva (2 in campionato) per poi giocare in rosanero, quindi con Sampdoria, Lecce e Francavilla fino a quota 33, valse vivere seppur per poco il sogno della grande squadra. Dei suoi 17 anni di professionismo con 85 presenze e 17 gol in A più 283 e 73 in B, dunque, un pezzettino alla Dea giusto per diventare una plusvalenza. Per lui pure 3 infilate in 4 match con l’Under 23 azzurra, da scoperta di Livio Prada in riva al Lario come Gigi Meroni anni prima e Renzo Garlaschelli, suo quasi coevo, scudettato da laziale nel 1974.
MAGISTRELLI, BORTOLOTTI E IL MONDO. Il presidente Achille Bortolotti, impostosi a Massimo Masserini dopo un duello di quote societarie e non solo lungo le gestioni di Attilio Vicentini e di Mino Baracchi, grazie anche ai consigli di Franco Previtali sul mercato ci sapeva fare. Piazzando la punta milanese sulle ali della cinquina piena nel Torneo Anglo-Italiano: ciliegina allo scadere nel 3-2 in remuntada al Sunderland (78′ Doldi, 81′ Moro) e poker nel 5-3 al Leicester: 23′, 57′, 85′ e 91′; Bianchi al 73′). Quei 2 e 4 giugno di 37 anni fa bastano a renderlo famoso da queste parti. Dove giocò con Emiliano Mondonico, ala beat e anarchica, il mediano bresciano al fosforo che avrebbe vinto 2 scudetti, coppa nazionale e Coppa Uefa da allenatore Napoli di Maradona, l’arcigno stopper Giovanni Vavassori e un certo Antonio Percassi. Augurissimi.
