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Compagno e Bianchezi, gli altri due del 25 agosto

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Un Trofeo Dossena e la cavalcata in Coppa delle Coppe per il palermitano, mentre il brasiliano ballò una sola stagione

Coi baffi o senza? Gli altri due festeggiati atalantini del 25 agosto sono pure loro attaccanti come il Domingo. L’uno conta 42 presenze, tra cui 1 nella famosissima cavalcata in Coppa delle Coppe con la squadra in B, proprio quel 20 aprile ’88 della semifinale di ritorno col Malines, e 3 palloni nel sacco. Mica facile timbrare il cartellino tra Oliviero Garlini, il Figlio del Vento e poi Evair e Mindo Madonna. L’altro, capocannoniere di squadra nell’unica stagione bergamasca, 8 sui 9 d’annata in 33 presenze come partner di Claudio Paul Caniggia. Candeline, rispettivamente, numero 56 e 59 per Giuseppe Compagno e Carlos Alberto Bianchezi, scudieri in prima linea di Emiliano Mondonico il primo e Bruno Giorgi il secondo.

COMPAGNO, DA PALERMO ALLE COPPE. Cresciuto nel Palermo e passato al vivaio nerazzurro per vincervi la famosa kermesse cremasca nel 1987 con Giuseppe Cadè in panchina e i vari Del Prato, Bracaloni, Brivio e Consonni, Compagno, prima dei famosi dieci minuti finali contro i Belgi al “Comunale” sostituendo Andrea Icardi, conosce l’esordio in A il 2 novembre 1986, racimolando in poco più di tre stagioni di saliscendi con la cadetteria 21 presenze e 3 reti ad Arezzo (doppietta) e Udinese. Passa al Piacenza, poi torna in nerazzurro (4 gettoni) e successivamente veste le maglie di Avellino, Cosenza, Pescara, Palermo, Ancona, Reggiana, Nissa, Delianuova e Carini ritirandosi a 38 anni.

BIANCHEZI, IL BRASILIANO COI BAFFI. Più prolifico ma non meno di passaggio, seppur da titolare, Careca Bianchezi, Careca Bianchese o Careca III, il paulista con la chioma tra il mullet e il neomelodico accompagnata dai baffi più spinosi mai visti. Strappato al Palmeiras per sostituire un idolo delle folle come Evair, di ascendenze italiane (forse Bianchessi il cognome originario), aveva un rapporto di amore e odio coi rigori e i cartellini. Il 6 ottobre ’91 Seba Rossi gli dice di no in Atalanta-Milan 0-2, il 19 gennaio del ’92 al 29′ dal dischetto ecco il matchball con l’Inter (fallo di Antonio Paganin sul Pajaro) che determinò l’addio di Corrado Orrico e quindi altri tre a Napoli, Cremonese e Verona, quest’ultimo (10 maggio) a una settimana da quello sbagliato col Bari. Non dagli 11 metri la metà esatta delle marcature in campionato, dove peraltro, confermando la predilezione per l’attimo fuggente a detrimento della continuità, la insaccò in tre trasferte vittoriose di fila: il 29 settembre ’91 nel 2-1 a Cremona, con assist al compagno di reparto argentino il 20 ottobre nel 2-0 alla Samp e il 3 novembre sempre con un successo all’inglese sul Genoa.

BIANCHEZI, BOMBER MA NON TROPPO. Napoli, ancora i grigiorossi del Torrazzo e il Diavolo le altre vittime su azione di Bianchezi, in porta anche col Padova in Coppa Italia. Nativo di Sao Joaquim da Barra, comune del circondario di San Paolo, ha all’attivo l’argento nella Copa America del ’91 in Cile. Scarpe al chiodo a soli 33 anni al Monterrey (1 Coppa delle Coppe CONCACAF nel ’93) in Messico, teatro della cinquina di annate post Bergamo per uno cresciuto nel Marilia e affermatosi col Guarani e col Verdao ex Palestra Italia. I tifosi atalantini, dal palato fine già ai tempi perché si veniva pur sempre da tre stagioni delle ultime quattro in Europa (due Uefa di fila, eliminati da Spartak al primo turno e Inter ai quarti), nelle discussioni da pullman gli davano talora dello scarpone, salvo urlarglielo qualche volta pure allo stadio. Ma l’interessato, che non lo era affatto, se ne faceva sicuramente una ragione. Tanti auguri.

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