Il trentacinquenne attaccante francese, mancino finissimo ma promesse mancate, sverna tuttora nel campionato di serie D. Un sogno durato 54 minuti d’orologio
Bergamo, sabato 17 maggio 2003, giornata numero 33. Il sogno di un pomeriggio di mezza primavera, per Julien Rantier, dura 54 minuti, prima di lasciare il posto a Davor Vugrinec. Fine dell’esperienza nella prima squadra dell’Atalanta, serie A salutata per sempre con la manina. Eppure il mancino francese sembrava un predestinato. E oggi, raggiunti i 35 anni, si appresta a cominciare la seconda stagione nel Vigor Carpaneto in serie D con qualche rimpianto alle spalle.
DALLA PROVENZA CON FURORE. Nato ad Alès, in Occitania, come il campione d’Europa e del Mondo Laurent Blanc, Rantier, attaccante fisicamente simile a un Griezmann, aveva cominciato nel Nimes per poi approdare a Bergamo appena maggiorenne. Erano gli anni di Giovanni Vavassori in panchina, sostituito da Giancarlo Finardi nel finale di quella stagione che avrebbe potuto significare l’inizio di una promettente parabola. Invece, niente: contro il Como, 2-1 in rimonta firmato Cristiano Doni (il primo su rigore, per fallo di Brunner su Gautieri) dopo lo svantaggio by Nicola Caccia, l’ex che subendo un falciaerba da Berretta ne determina la cacciata alle soglie dell’intervallo, è anche l’ultima volta.
IL TOUR D’ITALIE. Il francesino scende in B, ma non con la Dea, sprofondata nel doppio spareggio con la Reggina, bensì nel Vicenza in cui Simone Padoin stava facendo la gavetta. Quella di Rantier è destinata a non concludersi praticamente mai, tra la cadetteria e la serie C-Lega Pro, fino alla Seconda divisione: AlbinoLeffe, Verona, Piacenza, Taranto, Perugia, Alessandria, Pro Piacenza, Bassano e Sudtirol, per 447 partite e 72 reti da professionista. Da semi-pro, dall’estate scorsa, 33 e 15. Avanti così, finché la passione non viene meno. Tanti auguri.