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Candeline in serbo: Radovanovic dice trenta

Il playmaker del Chievo in maglia nerazzurra aveva detto trentatré, ma le presenze sono sparpagliate su più stagioni. Dalla Primavera al pugno di Livaja prima della cessione

Le candeline sono trenta, ma Ivan Radovanovic all’Atalanta, forse la sua occasione sprecata, aveva detto trentatré. A spizzichi e bocconi. Il play serbo è alla sesta stagione al Chievo e da titolare non può certo lamentarsi: contrasto, frangiflutti e smistamento sono il pane quotidiano del suo corricchiare allegro da professionista impeccabile. Ma uno sguardo retrospettivo non può non gettare una luce di rimpianto sul passato nerazzurro.

UN SERBO FA PRIMAVERA. Giunto dallo Smederevo nell’estate del 2007 dopo essere cresciuto nel Partizan, la prima squadra della sua città, Belgrado, Rado non trova posto tra i big di Gigi Delneri. A centrocampo c’erano Diego De Ascentis, Simone Padoin, Antonino Bernardini, Fernando Tissone e Tibero Guarente. Risultato? Solo panchine, sparse da febbraio a maggio, con Fiorentina, Palermo, Roma e Genoa. E le partite nella Primavera di Alessio Pala, compresa la doppia finale di aprile in Coppa Italia persa con la Sampdoria e la fase finale contro l’Ascoli dallo stesso esito. Compagni come Zaza, Bonaventura, Koné e Marconi.

SU E GIU’ DALLE MURA. Il destino di Ivan sotto le Mura è stato condizionato da un reparto sovraffollato. E lui va meglio a tre che a quattro. Nel 2008 l’abbondanza si addiziona di Luca Cigarini e al nostro non resta che il prestito cadetto al Pisa. In compenso fa in tempo a mettere il piede in campo 14 volte nell’annata successiva, quella della retrocessione e dei quattro tecnici (Gregucci, Conte, Bonacina e Mutti). 2 match in B e nuovo parcheggio, a Bologna, perché in mezzo arrivano Edgar Barreto e Carlos Carmona.

NOVARA E IL COLA. Nel neopromosso Novara di Attilio Tesser, nell’avantindré in panchina con Emiliano Mondonico, la tappa successiva. 17 allacciate di scarpe su 28 da titolare. E la soddisfazione effimera del gol al Napoli, uno dei sei in 251 partite da pro, che fanno 273 ove si considerino le 12 nell’Under 21 e le 10 nella Nazionale A della Serbia. Nel 2012-2013 in panca a Bergamo c’è ancora Stefano Colantuono, l’artefice della risalita dalla cadetterìa. E sulla sua zolla sempre il Ciga e il Siete Pulmones. No way, 8 su 16 dal kick off ma poca roba. Anzi, solo il pugno sulla mascella in allenamento e l’amicizia infranta con Marko Livaja, cui pure faceva da autista, prima di un match con la Juve l’8 maggio. Meglio volare basso come le orecchie dei Mussi, ma si tratta pur sempre di provincia di lusso. Tanti auguri.

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