Un inizio di campionato altalenante e poi lo schianto contro il vero problema di questa prima parte di massima serie. La Dea deve anche allenarsi di… testa
La delusione dell’eliminazione dalla Uefa Europa League, quella notte ai calci di rigori contro il Copenaghen, ha segnato, e non poco, l’inizio di campionato nerazzurro. La batosta europea è stata utile a fare i conti, sin da subito, con le gioie, i dolori e quello che occorre per giocare ad alti livelli.
L’Atalanta ha poi dato una svolta, rivelandosi un elastico da rodare a suon di costanza e risultati. Una ripresa sorprendente che ha portato alle 4 vittorie consecutive. Mica roba da poco: un’identità ritrovata e la stessa, o quasi, fame vista nelle ultime due stagioni alla corte di Gian Piero Gasperini.
Poi con l’Empoli, però, un tonfo notevole. Non per il risultato ma per quello che si è visto in campo. La Dea si adagia sulle ali di quel che si era fatto per recuperare. Risultato? Una partita senza gioco, voglia, compattezza e lucidità. Oltre che agli ormai discussi errori della panchina.
Ora i nerazzurri sono richiamati a reagire, o quanto meno ad allenarsi. Sul campo ma anche nelle viscere più complesse della mente. La testa che ci vuole per sostenere due anni ad alti livelli, contro il complotto della mediocrità e contro qualsiasi squadra, grandi, medie o piccole che siano.