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Falso nove, 4-2-3-1 e scelte: troppe rivoluzioni si pagano

zaniolo muriel

Gasperini ha voluto confermare il modulo vincente, ma i nerazzurri col cambio di centravanti tattico almeno nel primo tempo hanno faticato

Al gong c’era la new entry Djimsiti a fare da tappo, quattro davanti a lui pendolini compresi, tre trequartisti con l’innesto di gennaio accentrato e un picaresco turco centravanti aggiunto, perché altrimenti di testa non se ne beccava una. Transeat. Modulo confermato, uomini chiave cambiati o comunque fatti girare. Dal 4-2-3-1 da fuochi d’artificio con Mario Pasalic falso nueve allo stesso modulo a terminale tattico cambiato per turnover, Aleksey Miranchuk, da lunedì a sabato, dalla Sampdoria alla Roma, un’Atalanta apparentemente sulla stessa falsariga deve per forza aver sbagliato la formula. La combinazione di pedine e schema, pardon la rotazione, perché turnover è una parolaccia, stavolta non ha cucinato altro che una bella frittata. Anche perché è stata una delle non pochissime palle perse da SuperMario, schiacciato sulla corsia alta, ad aprire di fatto l’autostrada al matchball di Tammy Abraham.

ABRAHAM, LA NEMESI OLTRE LE RIVOLUZIONI. A proposito, senza voler rigirare il coltello nella piaga: di là c’era un nove vero ed è stato decisivo. In fin dei conti, al netto dell’atteggiamento difensivista e da contropiede nella filosofia Mou, la differenza l’ha fatta proprio lui. Il sogno mancato di mezza estate della dirigenza nerazzurra, che forse a dispetto dei buonissimi rapporti col Chelsea del neo dimissionario Abramovich sarebbe stato meglio prendere non come cambio in corsa di Duvan Zapata, dato all’Inter dai rumors di corridoio, rimasto e adesso preda di un infortunio muscolare da zavorra a un’intera stagione, bensì come innesto di lusso in una squadra che da tre inverni pandemici gioca alla morte ogni tre-quattro rotazioni terrestri. Non c’erano 4 milioni e rotti a budget da riservare all’inglese a titolo di stipendio? Questo ha scritto venti a referto, tredici in campionato. Nel complesso, il doppio di Marione, il jolly sulle montagne russe del rendimento, e un ottovolante sopra il Toro di Cali.

LE RIVOLUZIONI DEL GASP. Se le nude cifre non mentono mai, anche le occasioni vere – lo svizzero al 6′ della ripresa – che la creatura gasperiniana è stata in grado di sfornare nell’anticipo della nona di ritorno si contano sulle dita di una mano. Contro i blucerchiati messi a tre dietro, ma senza densità a dispetto della linea di mezzo a cinque, la soluzione d’emergenza, viste le squalifiche di Berat Djimsiti e Merih Demiral, non è che cio fossero molte alternative, se non snaturare Marten de Roon, scambiatosi peraltro di posizione (era sul centrosinistra, è sparito nel centrodestra) con Remo Freuler nel volgere di cinque giorni. Oppure concedere l’esordio-bis, nel suo ruolo naturale e non da mediano sinistro come all’Olimpico Lazio-edition nel colpo di coda pandemico, a Giorgio Scalvini. Coi giallorossi mancava il solo Rafael Toloi. Perché non tornare alla consueta filosofia? Del falso centrattacco c’è bisogno al di sopra di ogni altra considerazione?

DAL FALSO NOVE AL NOVE-ZAVORRA. Niente di tutto ciò: ancora nessuna punta vera, riservando a Jeremie Boga buona parte del secondo tempo, e innesto di un Luis Muriel palesemente fuori condizione. E dire che s’era fatto la bua all’andata con l’Olympiacos, non una vita fa.  Trequartisti, ali e centrocampisti avanzati a profusione. Col risultato di combinare pochino, eccetto quel dialogo fulminante con Matteo Pessina e Teun Koopmeiners, entrambi in tono minore rispetto alla roboante quaterna casalinga, che a momenti faceva pareggiare il capitano del Canton Glarona. Dalla cintola in su s’è cominciato col brianzolo, il tulipano ex AZ e Pasalic dietro Lyosha per finire col recuperato Ruslan Malinovskyi, l’ex Lokomotiv e l’ivoriano alle spalle del Ronaldito. Cambiare tanto per cambiare il verso del bottino pieno non vale proprio la pena.

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Roberto
Roberto
2 anni fa

Ci si lamenta da tempo della mancanza di un attaccante di ruolo, ma con tutti i giovani a disposizione di cui stiamo sempre a vantarci ce ne sarà uno in grado di giocare e fare esperienza… Piötost de negót, l’è mej piötost!

Luca
Luca
2 anni fa

Ma questo articolo è illeggibile..
Usare parolone difficili non significa scrivere bene..

Roby
Roby
2 anni fa

Muriel si lamentava perché giocava poco, adesso che manca Zapata cosa fa? Gioca ma da cani!!

Daniele
Daniele
2 anni fa

Articolo Di difficile lettura.
Comunque é proprio un abominio Che Muriel non Sia in condizione.
Non Sarà Zapata, ma é pur sempre un attaccante da 20 gol a stagione (e 22 miloni Di cartellino….).
Poteva essere IL suo momento e invece giochiamo con Pasalic o Djimsiti centravanti.

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