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Auguri anche a Doldi, plsuvalenza anni ’70

Traguardo dei settanta anni per il cremasco che schierato all’attacco la metteva poco. Forse perché era un’ala tornante…

Con Ciccio Brienza, il primo nella lista degli auguri solo perché il più recente, c’entra poco o nulla. L’eroe numero 2 del 19 marzo ha tutt’altra storia. Fu venduto all’Inter, nell’estate del 1972, insieme al regista d’attacco Adelio Moro e a Sergio Magistrelli. Una punta pura, a differenza di Giuseppe Doldi da Crema, che oggi compie 73 anni e nell’Atalanta anni ’70 veniva schierato in prima linea a dispetto di caratteristiche da ala tornante. Accelerazioni, cross, uomo saltato e rientri, quindi di metterla non se ne parlava troppo spesso. Giunto a Bergamo ancora ragazzo nel vivaio, da “cremino” nero-bianco d’origine, il tempo della stagione d’esordio (1968-1969) ed eccolo di ritorno dal prestito al Seregno per la cavalcata cadetta di Giulio Corsini ritrovando la serie A sfuggita.

DOLDI IL BANDITO. Per gli amici dell’oratorio Doldi è e rimane Jack il Bandito, per il calcio professionistico Jacky. Poco propenso ai bottini in area, dove doveva giocare per lo spunto veloce comunque da giocatore di fascia. Spalle alla porta, invece, ahia. Dopo il battesimo del fuoco il 27 aprile 1969 nell’occhiale casalingo col Napoli sotto Silvano Moro, subentrato a Stefano Angeleri salvo farsi rimpiazzare da Carletto Ceresoli per le ultime vane tre partite (squadra in B), un’altra presenza col Verona e quindi le 27 con 6 reti, compreso l’acuto (di testa, cross di Sacco) insieme a Moro (Adelio) nello spareggio di Bologna col Bari il 20 giugno ’71.

DOLDI, L’11 CHE ERA UN 7. Altrove gli davano la numero 9, a Bergamo era l’11 perché da centrattacco sfilarono Sergio Clerici, poi Luigino Vallongo e infine il citato Magistrelli. Ma anche nel secondo campionato nazionale l’equivoco tattico costò diverse maglie da titolare a Doldi, rimpiazzato da un’ala pura come Lamberto Leonardi. Un po’ chiuso dal romano e dalla presenza di Giovanni Sacco, racimola altre 19 allacciate di scarpe nella massima serie segnando alla Fiorentina. In nerazzurro, 48 match in campionato, 6 in Coppa Italia e 2 (con rete) in Coppa Anglo-Italiana.

IL RESTO. Nelle due annate interiste, dove incrociò mostri sacri come Roberto Boninsegna, Sandro Mazzola (già arretrato) e Peppiniello Massa, 26 presenze e scena muta sotto porta, coppe comprese. Ed ecco la parabola discendente. Gli resteranno a vita nella bacheca personale la Coppa Carnevale, oggi Viareggio Cup, nel ’69, con il suo mentore Moro (Silvano) in panchina: Foggia, Brindisi, Livorno, Gallipoli, Pergocrema, Fontanellese e Cassano 66 le altre tappe, chiudendo a 38 anni. Da aggregato nelle giovanili azzurre, solo un certo Azeglio Vicini, in una tournée inglese, si accorse del suo vero ruolo. Tanti auguri.

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