Pierluigi Gollini, che a Napoli con Alex Meret sta conoscendo un altra fase di dualismo come quella iniziale a Bergamo con Etrit Berisha e a fine corsa con Marco Sportiello, è l’apripista della lista solo perché il cartellino è ancora a Zingonia. Forse insieme a un pezzo di cuore. Ma il 18 marzo è un multi-compleanno in salsa atalantina: spengono le candeline, oltre al neo ventinovenne di Poggio Renatico (Ferrara), Simone Padoin (39), Constantin Nica (31), Arnaldo Bonfanti (46) e Ivan René Valenciano Perez (52).
Gollini e i saliscendi dalla Premier League
Il rapper coi guanti Gollorius, da Poggio Renatico, scuola Spal e poi Fiorentina che è stata la penultima stazione in prestito, a Bergamo c’è rimasto dal gennaio 2017 quando fu prelevato con opzione dall’Aston Villa fino alla primavera del 2021. Il 4 luglio, lui che era stato rapito minorenne dal Manchester United per poi fare su e giù tra Hellas Verona e Aston Villa, pareva che al Tottenham, successiva destinazione di Cristian Romero, ci sarebbe rimasto: riscatto del cartellino fissato a 15 milioni e prestito oneroso di 3. Sul Golfo dal gennaio dell’anno scorso, ha il riscatto fissato a 8 ma il proprietario non cambia, ha sempre sede da queste parti. Dopo tutto, sarebbe ancora una plusvalenza, visto che il prezzo di 5 milioni pagato ai Villans è bell’e che ammortizzato da tempo. 109 partite complessive in nerazzurro di cui 87 in serie A, 8 in Coppa Italia, 4 in Europa League e 10 in Champions mica si possono cancellare con un tratto di penna. Tra gli eroi di Lisbona, il quarto col PSG del 12 agosto 2020, lui non c’era perché s’era rotto il crociato all’ultima giornata contro l’Inter.
Padoin il portafortuna
Arrivato quindicenne nel settore giovanile dell’Atalanta, il jolly friulano venne ceduto al Vicenza con qui rimane quattro stagioni collezionando 126 presenze e 6 reti. Nel 2007 il ritorno in nerazzurro, onorato fino al gennaio 2012 da 156 gettoni e 10 reti. La Juventus se lo tiene come jolly portafortuna, da laterale a tuta fascia a mezzala: 84 gare e 3 reti, vincendoci tanto (5 scudetti, 3 supercoppe italiane e 2 Coppe Italia) su 534 e 23 in una carriera terminata 4 anni fa ad Ascoli. Dall’estate 2016 è al Cagliari (50 match e 2 gol); dal luglio 2021 è collaboratore tecnico di Massimiliano Allegri alla Juventus e da due anni ha il patentino. Un ragazzo limpido e un grande professionista, nato nel Donatello di Udine come poi i futuri nerazzurri Bryan Cristante e Andrea Petagna.
Mica, un rumeno all’ombra delle Mura
Classe 1993, l’esterno rumeno, tendenzialmente un difensore a quattro, piove inatteso sotto questi cieli dalla Dinamo Bucarest nell’estate 2013 per circa un milione e mezzo di euro. 7 sporadiche presenze e quindi i giri di prestito a Cesena, Latina e Avellino prima di rientrare alla base e vedersi scadere il contratto nel giugno 2019. Dunărea Călărași, Voluntari, Vojvodina, ancora Dinamo e, dopo lo svincolo, dal novembre scorso la serie C rumena nell’Unirea Alba Iulia.
Bonfanti, la meteora brianzola
Nato a Monza nel 1978, Bonfanti è un prodotto del vivaio di Zingonia. All’attivo ha una sola presenza in serie A con la maglia dell’Atalanta di Mondonico, Inzaghi, Lentini e via dicendo. Era il 15 dicembre 1996 e Bonfanti subentrò ad Andrea Sottil al 78′ in Atalanta-Piacenza, vinta 4-0 dalla Dea. Nelle stagioni successive, tanta serie C con Alzano, Fermana, Chieti, Castel di Sangro, Novara, Samb, Lecco e Pergocrema prima di scendere in D e fra i dilettanti: Colognese e Mapello fino al ritiro quarantenne nel San Paolo d’Argon. Il figlio Nicholas, attaccante scuola Inter, gioca attualmente nel Pisa in B.
Valenciano, il Cicciobello.
Era il 1992 e al ritorno in patria, ’93 e ’95, avrebbe vinto come nulla fosse due titoli colombiani col Junior Barranquilla, la sua alma mater. A Bergamo, sotto Marcello Lippi, a parte l’allegra compagnia famigliare di ciabattanti nella spaziosa casa di Colognola, circolava la leggenda che Cicciobello Valenciano, taglia non proprio da calciatore pro, si fosse rotto calciando una palla medica. Non era il sostituto di Claudio Caniggia sperato. 7 presenze di cui un paio in Coppa Italia e via. E dire che si augurava di realizzare la metà delle 30 reti messe a segno l’anno precedente in patria. Più fortunata l’esperienza con la propria nazionale, 13 palloni nel sacco in 29 presenze. Segnare era tutto sommato la sua specialità. Ma cambiava casacca troppo spesso, forse perché non ne trovava della sua misura: Veracruz, Monarcas Morelia, Independiente Medellín, Atlético Bucaramanga, Deportivo Cali, Gama, Real Cartagena, Unión Magdalena, Deportes Quindío, Olmedo, Millonarios, Centauros e Alianza Petrolera con scarpette al chiodo a quota 37 le altre squadre.
Tolto Padoin il resto Bidoni