Lo storico centrocampista dei rossoneri, atalantino per una sola (mezza) stagione, prova a decifrare la sfida di domenica per il sesto posto: “Gruppo giovane, difficile metabolizzare le batoste”
“Il pericolo del Milan è la paura di non centrare l’obiettivo minimo che è la qualificazione all’Europa League”. Parola di Demetrio Albertini nell’intervista pubblicata oggi da L’Eco di Bergamo, in cui il doppio ex (nerazzurro nel 2004-2005, in arrivo dalla Lazio che l’aveva ottenuto dai rossoneri – regia ormai affidata a Pirlo – in cambio di Pancaro) cerca di vedere chiaro nel match di domenica in casa dell’Atalanta che può valere una stagione.
LA VOLATA SECONDO ALBERTINI. “Perdendo con una sola altra partita da fare sarebbe dura. Il Milan non ha una squadra che gioca insieme da anni, ma un gruppo con poca esperienza. Le capacità di assorbire una batosta come quella di Coppa Italia, figlia degli errori individuali, sono sconosciute”.
A BERGAMO DI PASSAGGIO. Albertini visse l’avvicendamento in panchina all’Atalanta tra il tecnico della promozione Andrea Mandorlini e Delio Rossi (alla fine, ultimo posto): “Avevo sposato il progetto della società, che era appena tornata in A e già allora voleva far crescere giovani – ricorda il regista classico, 2 gol in nerazzurro, 1 nel 2-2 col Lecce il 12 settembre ’04 e l’altro in Coppa Italia nel 4-1 alla Reggina 4 giorni più tardi -. Dovevo fare la chioccia a Montolivo, Pazzini e Bellini. Cominciammo male la stagione, Rossi quando ricevetti l’offerta dal Barcellona si arrabbiò perché si aspettava un mercato di spessore”.
I RICORDI BERGAMASCHI. “Segnai in campionato, all’esordio, su punizione. Mi dispiace ancora essere andato via, Bergamo è una piazza importante e un bel modello per il vivaio. L’Atalanta ha queste caratteristiche: passione, sinergia squadra-società, frizzante, propositiva e spensierata. La spinta della Curva me la ricordo bene”.