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Auguri a Clerici, il Gringo con Savoldi nel destino

Compie 77 anni il brasiliano paulista scoperto in Italia dal Lecco che fece sfracelli soprattutto a Napoli. A Bergamo prese il posto del bomber di Gorlago, poi approdato sul Golfo

Da queste parti, anche se magari lo sanno in pochi, in epoca più o meno recente è noto per aver sfornato da talent scout di connazionali centravanti dell’Atalanta del calibro di Aparecido Paulino Evair e Carlos Alberto Bianchezi. Tra fine Ottanta e inizio Novanta, insomma. Lui è brasiliano come loro, anche se il nickname che l’ha sempre accompagnato sa di western messicani contro statunitensi. Lo chiamavano El Gringo, perché era sempre col gol in canna come il proiettile di una pistola fumante. E nella sua avventura italiana, a Bergamo e a Napoli, il paulista Sergio Clerici ebbe la ventura di incrociare i destini di Beppe Savoldi: da suo successore come centrattacco nerazzurro, nel 1968/69 finito male, e spodestato da trentaquattrenne in riva al Golfo dal gorlaghese, diventato Mister Due Miliardi.

DA LECCO A FIRENZE. Nato a San Paolo il 25 maggio 1941 (auguri!), arriva alla Malpensa un giorno d’estate del 1960 per andarsene dal Belpaese solo 18 rivoluzioni terrestri più tardi. 7 stagioni, le prime 2 e l’ultima in massima serie, da 59 reti complessive nei soli campionati, l’annata a Bologna, dove sarebbe approdato proprio da capocannoniere uscente nerazzurro (12) il suo grande rivale nel 1968, e quindi la Dea del presidente Attilio Vicentini, passata di mano in mano – Stefano Angeleri, Silvano Moro e Carlo Ceresoli – fino alla retrocessione. Clerici ne fa 10 di cui 9 in campionato, tanti in una squadra che in tutto ne segna 25, per poi dividere le successive quattro stagioni a metà tra Verona e Firenze.

VEDI NAPOLI E POI… TE NE VAI. I due giri di corsa tra il 1973 e il 1975 con Luis Vinicio allenatore, fra i Ciucci antesignani del gioco a zona, con scudetto sfiorato e 29 palloni nel sacco, rappresentano l’apice in Italia del centravanti, che in seguito sarebbe tornato sulla via Emilia per chiudere alla Lazio nel 1978, ultimo straniero prima della riapertura delle frontiere due anni dopo. All’attivo, si fa per dire, nella primavera del ’74, lo “Scandalo della telefonata” col suo ex presidente all’Hellas Saverio Garonzi prima dello scontro diretto vinto dai gialloblù, con la presunta storia dei contributi per aprire una concessionaria auto a San Paolo e la retrocessione d’ufficio dei veneti. A portarlo via da laggiù, come ricordato, il leader felsineo venuto dalle Orobie, al posto di 1 miliardo 400 milioni, lo stesso Clerici e la compartecipazione di Rosario Rampanti alla corte del Petisso Pesaola. 156 reti in tutto, eccetto le coppe. Niente male, per il Gringo partito dalla Portoguesa che avrebbe allenato brevemente Castor Montreal, Palmeiras, Santos e Inter de Limeira prima di dedicarsi allo scouting.

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