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Auguri anche a Zanini e Ardemagni

ardemagni

45 candeline per il fantasista vicentino scuola Juve, che ballò due stagioni scarse. 32 per il bomber cadetto di cui tutti si sarebbero attesi l’esplosione

Nicola Zanini e Matteo Ardemagni, gli altri due festeggiati di oggi con 45 e 32 candeline rispettivamente, per l’Atalanta sono stati scommesse perse. Il primo infilò solo il matchball al Genoa alla prima giornata di una serie B non vinta sotto Bortolo Mutti, da subentrato alla punta asfittica Michele Cossato: 6 settembre 1998, unica perla in quasi due stagioni da 49 timbrate di cartellino, da acquisto autunnale in casa Sampdoria della A da retrocessione dell’ultimo Emiliano Mondonico. Il secondo, ingaggiato insieme allo sfortunato Leonardo Pettinari dal Cittadella nell’estate 2010, neo cadetta per i nerazzurri appena passati dai Ruggeri ai Percassi, bucò invece soltanto il Foligno in Coppa Italia il 14 agosto e il Sassuolo in regular season il 2 ottobre successivo al Mapei Stadium. 17 presenze in tutto e fine dei discorsi, perché Stefano Colantuono si fidava di più di Simone Tiribocchi con Cristiano Doni fra le linee e Jack Bonaventura esterno alto a sinistra.

ZANINI, VICENTINO E JUVENTINO. E dire che Zanini, vicentino di città, pareva proprio un predestinato. Dalle giovanili nei lanerossi al battesimo del fuoco tra i big, a 16 anni e 321 giorni in Juventus-Cesena 3-0 il 10 febbraio del ’90, passo breve ma forse affrettato. L’andirivieni tra Samp e Verona si chiude nel novembre di cui s’è detto sotto la Lanterna, prima del passaggio a Bergamo. Il Mondo gli concede tre prove da titolare su nove in campionato, la prima accanto a Cristiano Lucarelli e le altre insieme alla coppia Federico Magallanes-Nicola Caccia. Il trescorese, la stagione dopo, 13 su 32. Poi il giro d’Italia ricomincia: Pescara, Monza, Como, Triestina, Napoli, Genoa, Ascoli, Vicenza, Albignasego e Treviso, con chiusura a 36 anni per intraprendere l’attività di mister. Nella Marca subentrando a Rumignani il 12 gennaio 2010, per riprendere dal vivaio del Real Vicenza 4 rivoluzioni terrestri più tardi: Allievi Nazionali lì, dai Giovanissimi alla Berretti al Vicenza dove a più riprese tiene le redini della prima squadra prima di finire all’Este in D.

SAN MATTEO DELLA B. Quanto ad Ardemagni, milanese di nascita residente a Miradolo Terme (Pavia), il paese di Gerry Scotti, ma nato calcisticamente nel San Colombano (enclave meneghina nel Lodigiano) per approdare in seguito alle giovanili del Milan, ad alti livelli ha giocato solo in Coppa Italia in rossonero e anche due volte in campionato col Chievo (2013-2014), seconda tappa da atalantino in prestito dopo Modena e prima di Chievo, Carpi, Spezia e Perugia. Eppure ha tecnica, forza fisica, si muove parecchio ma è anche un gran rapinatore d’area. Dal 2016 il cartellino è altrove: biennio all’Avellino, adesso Ascoli. Il Cola gli concesse 7 prove su 16 dal primo minuto, ma a gennaio 2011 ecco il Padova, per lui che era diventato qualcuno nei granata della provincia grazie a Claudio Foscarini, al bel gioco che si faceva lì, anche al bravissimo Leo che gli metteva palloni al bacio dall’out e ai suoi 22 palloni nel sacco (più 2 in coppa). Perugia, Pizzighettone, Pro Patria e Triestina le stazioni precedenti. A ‘sto giro arriverà forse a 120 in carriera. Auguroni.

 

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